Porto San Giorgio (Fermo), 6 aprile 2011 - E’ MOLTO DIFFICILE spiegare cosa significhi il termine mafia, perché non è certo un fenomeno naturale, ma è una condizione di violenza dell’animo umano. Ebbe origine in una particolare zona della Sicilia compresa tra Palermo, Trapani ed Agrigento, luoghi dove era molto diffuso il latifondo. Nel corso degli anni, la mafia assunse il carattere di associazione per delinquere con l’uso incontrastato della violenza e con il suo principio fondamentale che è il codice mafioso.
 

Oggi la mafia è diventata molto più spietata rispetto agli inizi; i suoi metodi, avendo a disposizione fondi ricavati dalla droga e dal racket, sono diventati più cruenti e sanguinosi.


E’ entrata in tutti gli strati della pubblica amministrazione e agisce tra la gente senza nascondersi con la forza delle armi. I mafiosi agiscono uccidendo il nemico non solo direttamente ma anche indirettamente. Un esempio è quello di Giuseppe di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino di Matteo, ex mafioso che divenne vittima di una vendetta trasversale nel tentativo di far tacere il padre. Fu ucciso e poi sciolto in una vasca di acido nitrico: del ragazzo fu ritrovato solo l’orologio.


In questi ultimi anni lo Stato, con l’aiuto di uomini coraggiosi e pentiti, è riuscito a infliggere duri colpi alla mafia ed ai suoi capi più importanti. Il più famoso fu il caso di Totò Riina, il capo dei capi, detto “Totò ‘u curtù”. Oltre a conquistare il predominio all’interno di Cosa Nostra, Riina lanciò una pesante sfida allo Stato eliminando molti rappresentanti delle istituzioni, le vittime più illustri di quegli anni furono sicuramente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Infine Riina fu arrestato nel 1997 da una squadra speciale dei Carabinieri creata appositamente per dargli la caccia. Però la mafia non smise di trucidare altri uomini di cosche rivali e delle istituzioni, avendo sostituito il Riina con un altro boss, Bernardo Provenzano. Dopo l’arresto anche di quest’ultimo, un altro ha già preso il suo posto.


Possiamo tranquillamente affermare che la mafia è un fenomeno molto difficile da distruggere. Questa situazione è rappresentata anche in diversi film.


Noi ragazzi della terza media dell’istituto scolastico comprensivo “Nardi”, abbiamo affrontato il tema in modo articolato attraverso visione di filmati e abbiamo capito che fino a questo momento, lo Stato pur avendo inflitto colpi pesantissimi all’organizzazione, arrestando capi, boss e “picciotti”, è ancora ben lungi dal poter dire che è riuscito a sconfiggere la mafia, ma con l’impegno che le istituzioni stanno mettendo e soprattutto con l’aiuto dei cittadini stessi, quelli onesti, si potrà riuscire a sconfiggerla.