Grottazzolina (Fermo), 7 aprile 2011 - DIFFICILE descrivere il silenzio che il 21 gennaio scorso è sceso improvvisamente nella scuola secondaria di I° grado 'M. Pupilli' di Grottazzolina, quando è giunta la notizia che il prof. Bruno Brillarelli, docente di Scienze Matematiche, si era spento all’età di sessantuno anni e non avrebbe più varcato la soglia dell’aula della III B. Insieme al senso di angoscia, nella mente dei ragazzi si è subito fatta strada la voglia di ricordare i momenti più significativi passati con lui per cercare, tra i tanti episodi, quelli che meglio ne avrebbero rappresentato la personalità.

Sono allora tornati alla memoria il suo entusiasmo nel saltare la fune durante una gita, la sua bonaria ironia nel commentare gli errori di uno scolaro, la sua caparbietà nell’affrontare equazioni difficili, l’amore per il suo lavoro e per la sua materia d’insegnamento. Man mano che scorrevano le tante scene di vita scolastica, emergeva sempre più chiara la consapevolezza che, al di là delle incomprensioni che pure c’erano state, come è normale tra studenti e professore, il suo insegnamento andava ben oltre i contenuti dell’algebra. La tenacia con cui affrontava un problema di matematica appariva allora con un significato più profondo, come l’atteggiamento giusto con il quale stare di fronte alla vita, complicata e al tempo stesso interessante.


Quante volte si giudicano i professori per quello che dicono, per come spiegano o per i voti che mettono? Quando poi uno di essi viene a mancare, ci si accorge che di lui resterà molto di più, perché un professore, per quanto imperfetto didatticamente, è qualcosa di più di ciò che spiega, è un esempio di vita con cui confrontarsi e poter crescere. Nell’era del computer e di Internet, che oggi garantiscono un accesso illimitato a qualsiasi tipo di conoscenza, anche più approfondita di quella scolastica, da più parti ci si chiede: serve ancora la noiosa lezione di un professore? Se è vero, come dice Umberto Eco, che "la scuola deve formare più che informare", allora abbiamo ancora bisogno di maestri in grado di proporci valori che solo un essere umano, con la sua personalità e la sua esperienza di vita, possiede. Se digitassimo su Google l’espressione "imparare a vivere", il motore di ricerca ci fornirebbe un elenco lunghissimo di siti, ma nessuno di questi potrebbe aiutarci attraverso il dialogo, un dialogo come quello che si svolge ogni giorno a scuola e che è fatto di consigli, correzioni, discussioni, sollecitazioni, responsabilità e libertà. A scuola si impara a rispettare i ruoli, a stare serenamente con gli altri, a gestire le informazioni con il giusto metodo di studio e con senso critico. Niente di tutto questo potrà mai fare il computer!