Monte San Pietrangeli (Fermo), 11 maggio 2011 - SONO LE 7,15. Suona la sveglia e siamo pronti ad affrontare una nuova giornata da adolescenti, tra insegnanti, amici e genitori. La maggior parte del tempo la passiamo con i nostri amici, ai quali confidiamo i nostri segreti e problemi, sempre pronti ad ascoltarci e confortarci. Verso di loro sentiamo la necessità di compiere buone azioni, di essere “presenti”, senza sentirci in obbligo, per il semplice fatto di provare gioia nel farlo.

Usciamo con loro, ci divertiamo e condividiamo molti momenti insieme. Qui a Monte San Pietrangeli i punti di ritrovo di noi ragazzi sono: l’oratorio, il bar, i campetti da tennis e il campo sportivo. Il nostro gruppo di amici si è formato spontaneamente; ci conosciamo fin dai tempi della scuola dell’infanzia e il nostro legame si è mantenuto e “cementato” nel corso degli anni. Nel periodo dell’adolescenza abbiamo bisogno di evadere dal nostro ambiente quotidiano, di sentirci un po’ ribelli, per avere un po’ di svago e libertà.


Infatti, a casa, molto spesso, i nostri genitori ci considerano ancora bambini. Magari, quando gli chiediamo di uscire, ci fanno un interrogatorio di terzo grado, che non finisce più e molte altre richieste di chiarimenti e raccomandazioni. Forse non ricordano che sono stati adolescenti anche loro e che hanno avuto i nostri stessi problemi, desideri e sogni. Così anche i nostri professori, che spesso non comprendono che a volte abbiamo bisogno di restare da soli, con i nostri pensieri; invece ci assegnano pagine e pagine da studiare. Ma si ricordano di quando anche loro erano sui banchi?
 

È forse anche per questo che aspettiamo con ansia che arrivino i tre giorni della gita scolastica, per avere un po’ di libertà. Quest’anno andremo a Torino, la città dove, centocinquanta anni fa, ebbe inizio l’avventura dell’Italia unita. Ma sappiamo già che i nostri prof. vigileranno come poliziotti. Avranno anche le loro buone ragioni: qualche anno fa, proprio a Torino, nel corso di un viaggio d’istruzione, un ragazzo è caduto da un balcone ed è morto. E sappiamo anche, ad esempio, che il telefonino, col quale stiamo sempre a “smanettare” e a messaggiare, è purtroppo anche un “guinzaglio elettronico”, con cui i nostri genitori ci controllano, tirano e allentano le briglie, come si fa con un cagnolino, per strada: "Dove sei?", "Che fai?", "Come stai?".


Per concludere, l’adolescenza è un periodo della nostra vita molto bello, ma anche molto complicato, in cui abbiamo bisogno di comprensione da parte di tutte le persone che ci stanno vicine e che ci vogliono bene. E soprattutto abbiamo bisogno di un’ora d’aria per non “soffocare”. Che fatica crescere!