Caso Straccia, colpo di scena: riaperte le indagini

La famiglia dello studente di Moresco, scomparso da Pescara nel dicembre 2011 e trovato morto a Bari, ha presentato alla Procura generale di L’Aquila un dossier e una denuncia contro i carabinieri abruzzesi

Roberto Straccia

Roberto Straccia

Moresco (Fermo), 6 settembre 2014 - Sono state ufficialmente riaperte le indagini sul caso che ha portato alla morte di Roberto Straccia, il giovane studente di Moresco scomparso da Pescara (la città dove studiava) il 14 dicembre del 2011 e trovato senza vita sul litorale di Bari-Palese il 7 gennaio. Dopo l’archiviazione del caso da parte della Procura di Pescara (alla quale quella di Bari aveva rimesso le indagini per competenza territorale) il 24 giugno del 2013, la famiglia Straccia — da sempre alla ricerca della verità sulla morte del figlio — assistita dal legale Marilena Mecchi, il 23 aprile ha presentato alla Procura generale di L’Aquila una denuncia contro i carabinieri di Pescara (che hanno condotto le indagini) e poi il 2 giugno un'istanza per chiedere la riapertura delle indagini, corredata da un dossier di circa 700 pagine di documenti, brogliacci telefonici e così via.

Nella querela contro i carabinieri di Pescara si ipotizzavano i reati di omissione di atti d’ufficio, di violazione dei dati informatici e di inquinamento delle prove, scaturiti da un’attenta lettura e analisi degli atti della Procura. Tra le gravi incongruenze fatte rilevare dall’avvocato Mecchi, la sparizione dei tabulati relativi alle intercettazioni telefoniche (disposte dalla Procura di Pescara) e tre tentativi di accesso abusivo al profilo Facebook di Roberto, dei quali uno ad opera di un carabiniere con il proprio profilo personale. L’istanza di riapertura del caso, allo stesso modo, era supportata da un fascicolo di 700 pagine costituito da nuove perizie di parte con nuovi e importanti elementi di indagine.

Tra questi, dal brogliaccio delle intercettazioni emerse il particolare inquietante di un sms dal contenuto allarmistico spedito da un conoscente di Roberto e agganciato dalla cella di Bari Palese, il luogo in cui il giovane fu trovato morto a distanza di pochi giorni. Queste e molte altre le incongruenze alla base delle richieste della difesa, che hanno portato la Procura generale di L’Aquila a ritenere validi gli estremi presentati dalla famiglia Straccia per un approfondimento del caso e per procedere con nuove indagini.

Per ciò la Procura ha aperto due distinti fascicoli e ha nominato i magistrati che seguiranno il caso. Nel frattempo la difesa, che ha la facoltà di procedere con indagini private, ha rafforzato il suo team con un’ulteriore figura professionale nel campo dell’investigazione. «Siamo fiduciosi nella magistratura — sostiene l’avvocato Mecchi — che con le nuove indagini ci sta dimostrando il modo in cui intende procedere. Questo è un momento delicato. Stanno emergendo importanti novità sulle quali non ho intenzione di pronunciarmi. Abbiamo più volte ribadito le tante incongruenze emerse dall’analisi degli atti e in base a quelle perseguiamo il nostro obiettivo, che fa capo alla ricerca della verità sulla morte di Roberto Straccia. Solo quando ci sarà data una risposta giuridicamente corretta ci fermeremo.

«Ora — conclude l’avvocato — non resta che aspettare le decisioni della magistratura nella quale la famiglia Straccia ripone tutta la sua fiducia». La famiglia Straccia e l’avvocato Mecchi saranno ospiti martedì alla trasmissione di Rai uno Uno Mattina, dove sono stati invitati a parlare del caso. di Paola Pieragostini