Mercoledì 24 Aprile 2024

«Mi ha puntato il coltello alla gola, un’esperienza terribile»

Agguato nella cantina sociale, il racconto del dipendente ferito: il rapinatore voleva i soldi, ma non avevo niente

Dipendente della cantina sociale aggredito con un coltello (foto d’archivio)

Dipendente della cantina sociale aggredito con un coltello (foto d’archivio)

Montottone, 27 gennaio 2015 - «Sono stati attimi di puro terrore e sinceramente sono ancora sotto choc». A parlare è Juri Palmucci, 34enne di Fermo, dipendente delle cantina sociale ‘Vini Firmanum’ di Montottone, in contrada Force, rimasto vittima del tentativo di rapina messo in atto ieri mattina all’alba da un bandito armato di taglierino.

«È stata un esperienza davvero terribile – aggiunge il giovane – anche se alla fine sono riuscito a mettere in fuga quell’uomo». Poi racconta dettagliatamente ogni secondo di quell’aggressione, che sarebbe potuta finire davvero male. «Erano più o meno le 6.30 e avevo appena raggiunto il piazzale antistante il mio posto di lavoro – dice il 34enne fermano –. Sono sceso dall’auto e ho lasciato la portiera aperta. Un uomo con il volto coperto mi ha sbattuto di schiena conto il cofano e minacciandomi di morte con un taglierino, mi ha intimato di consegnargli tutto il denaro che avevo con me. Forse pensava che portassi dietro il denaro dell’azienda, perciò ho provato a dirgli che non avevo niente. Poi, nonostante gli trattenessi il braccio, è riuscito con l’altra mano a prendermi il portafogli».

Il 34enne fermano spiega poi come la situazione sia degenerata e diventata ancora più drammatica nei momenti immediatamente successivi. «Quando ho visto che voleva colpirmi alla gola con il taglierino – aggiunge Palmucci – gli ho dato un pugno, il portafogli è caduto a terra, ma lui non si è dato per vinto. C’è stato un drammatico corpo a corpo, in cui lui è riuscito a sfregiarmi il viso. Io mi sono divincolato e l’ho preso nuovamente a pugni. Alla fine ha desistito ed è fuggito attraverso le campagne. Io mi sono chiuso nell’edificio e ho chiesto aiuto».

Palmucci sottolinea come soltanto da un paio di giorni si recasse a lavoro così presto. «Di solito vado a lavorare alle 8.30 – spiega – ma da alcune mattine ho anticipato l’entrata per sbrigare alcune consegne. In pochissimi sapevano di questi nuovi orari, perciò non escludo che il rapinatore mi abbia visto l’altroieri e abbia deciso di tendermi un agguato». Il giovane spiega poi di non aver avuto modo di vedere in faccia il suo aggressore. «Non ci sono riuscito – ammette – perché era buio e aveva il viso travisato, ho solo sentito che parlava con accento dell’est».

Fabio Castori