Fermo, 19 maggio 2010 - Era rimasto impigliato in un nastro trasportatore dei rifiuti e poi era andato a sbattere violentemente la testa contro il macchinario. Aveva perso così la vita Sauro Vecchi, un operaio 49enne di Magliano di Tenna, impiegato nella discarica comunale di San Biagio di Fermo.

 

Per quella morte, sono stati ufficialmente indagati Maurizio Laurenzi e Sergio Raccichini, rispettivamente il presidente dell’Asite, la ditta che gestisce la struttura teatro della tragedia, e il direttore della discarica. Ai due il sostituto procuratore di Fermo, Danila Chimienti, ha notificato gli avvisi di conclusione delle indagini, in cui si formula l’accusa di omicidio colposo. Per loro, ora si avvicina il rinvio a giudizio e si profila l’ipotesi di un pesante processo.

 

Agli indagati, come riportato nell’avviso di conclusione delle indagini, viene imputato l’utilizzo di un macchinario con rischi di contatto che poteva causare incidenti e non conforme ai requisiti generali di sicurezza, in quanto privo di protezioni o di sistemi protettivi che impedissero l’accesso alle zone pericolose o che arrestassero i movimenti pericolosi. L’incidente sul lavoro si era verificato la mattina del 6 maggio 2009 nel capannone dove viene prodotto il materiale di compostaggio ricavato dai rifiuti.

 

Erano da poco passate le 10 quando Vecchi, che era addetto alla manutenzione dell’impianto, si era recato nello stabile insieme ad un suo collega per controllare che il processo produttivo dei macchinari procedesse regolarmente. Ad un certo punto, aveva scavalcato la recinzione che delimita la zona di sicurezza in quanto aveva notato dei fili metallici, o qualcosa di simile, che fuoriuscivano dal nastro trasportatore che immette i rifiuti nel compattatore.

 

E’ probabile che l’operaio abbia fatto qualche manovra per asportarli ma, a quel punto, era rimasto impigliato, era stato spinto contro gli ingranaggi ed era morto per strangolamento. Sul posto erano subito intervenuti i soccorritori, ma per l’uomo non c’era stato nulla da fare. Nonostante i tentativi di rianimarlo da parte dei colleghi, il cuore di Vecchi aveva cessato di battere per sempre. A distanza di un anno, al termine dell’inchiesta, gli inquirenti hanno optato per la responsabilità colposa del presidente dell’Asite e del direttore della discarica.