Sant'Elpidio a Mare (Fermo), 18 marzo 2011 - “Sporgeremo una denuncia contro ignoti perché venga accertata la responsabilità di quanto è accaduto la mattina del 2 marzo’’.

Ad annunciarlo è l'avvocato Maria Antonietta Spalluti, che rappresenta la famiglia di Giuseppe Santacroce, l'operaio pugliese 51enne inghiottito dal fiume Ete Morto in piena a Casette. Quella maledetta notte, tra l'1 e il 2 marzo, è morta anche la figliastra Valentina Alleri, di 20 anni, mentre la compagna, Salvina Granata, è riuscita a salvarsi grazie all'aiuto di uno degli abitanti della zona; tutti e tre erano riusciti a gettarsi fuori dalla Bmw sulla quale stavano viaggiando per recarsi a lavoro, ma solo per la donna c'è stato scampo.

“Inoltreremo alla Procura della Repubblica di Fermo un esposto-denuncia per accertare le responsabilità del mancato blocco di tutte le strade di accesso al ponte sull’Ete, e indicheremo elementi di prova raccolti attraverso le testimonianze di alcuni residenti, che in parte sono già state acquisite dai carabinieri’’, dice l’avvocato. La Procura ha già aperto un fascicolo di indagine contro ignoti per il reato di omicidio colposo.

Molto differente dalla ricostruzione del legale della famiglia Santacroce, è stata quella del Governatore della Regione Marche Gian Mario Spacca, il quale, nell'Assemblea legislativa del 10 marzo scorso sosteneva che la strada in cui è avvenuta la tragedia “era già stata chiusa al traffico e transennata, blocco che purtroppo - aveva detto Spacca - è stato superato, nonostante le persone presenti sul luogo abbiano cercato di impedirlo”.