Moresco (Fermo), 14 maggio 2012 - LA PROCURA di Bari ha desecretato il referto dell’autopsia effettuata sul corpo di Roberto Straccia, lo studente 24enne di Moresco scomparso a Pescara il 14 dicembre scorso e trovato cadavere in una scogliera del litorale pugliese il 7 gennaio. I dati contenuti nell’esame autoptico da ora sono pubblici e potranno essere usati per portare avanti le indagini sulla morte misteriosa del ragazzo.

 

DA QUANTO è emerso, a detta dei periti della famiglia Straccia, nei polmoni di Roberto, deceduto per annegamento, non sono state ritrovate tracce di quella particolare fanghiglia, unica al mondo, che si trova sul porto canale del capoluogo abruzzese, dove gli inquirenti sospettavano inizialmente fosse finito in acqua lo studente. Un elemento importante che escluderebbe quel luogo quale scena del decesso, sconfessando la testimonianza di quell’anziano che aveva dichiarato di aver visto il ragazzo sporgersi pericolosamente dal ponte che attraversa il fiume Pescara alla foce.

 

PIÙ CLAMOROSA, se confermata anche dagli ulteriori approfondimenti disposti, la totale assenza nei polmoni di diatomee, le piccole alghe che popolano il tratto del mare Adriatico in cui sarebbe annegato lo studente prima che la sua salma venisse trasportata dalla corrente a Bari. L’assenza di questi microrganismi, sempre secondo i periti della famiglia, condurrebbe verso l’ipotesi formulata dagli inquirenti i primi giorni della scomparsa del ragazzo: ovvero che è stato rapito da qualcuno e poi gettato in acqua lontano dalla costa abruzzese.

 

UN’IPOTESI rafforzata anche dai dati emersi dalla perizia sull’iPod di Roberto, in cui risulta che l’apparecchio usato per ascoltare la musica dal ragazzo era ancora acceso alle 17 di quel mercoledì pomeriggio in cui è scomparso. Ulteriori conferme all’ipotesi del sequestro di persona e al conseguente omicidio, arriverebbero anche dai tre nuovi testimoni che saranno ascoltati nei prossimi giorni dagli inquirenti, uno dei quali dice di aver visto scomparire lo studente dopo aver parlato a lungo con il conducente di un’auto nera.

 

«SONO le ennesime conferme — commenta il padre del ragazzo, Mario Straccia — di quello che io, la mia famiglia e chi conosceva bene mio figlio, abbiamo sempre affermato. Non poteva essersi ucciso perché non ce n’era motivo e, soprattutto, non c’era alcuna prova. Nei suoi polmoni hanno trovato poca acqua ed è il segno che Roberto è finito in acqua quando era incosciente».

di Fabio Castori