Fermo, 30 agosto 2012 - DUE LETTERE e una telefonata anonima di un fantomatico camionista che si fa chiamare ‘l’amico della nonnina’ hanno nuovamente messo in moto gli investigatori che indagano sulla morte di Roberto Straccia, lo studente universitario 24enne di Moresco, scomparso il 14 dicembre scorso a Pescara e ritrovato cadavere su una scogliera di Bari. Il giallo, già fitto, si arricchisce di un nuovo alone di mistero che alimenta ulteriormente l’inchiesta della Procura del capoluogo pugliese, che a luglio a chiesto una proroga di sei mesi per vederci chiaro su un decesso che non convince. Le missive sono state recapitate direttamente nella casa di Mario Straccia, padre del ragazzo, e parlano di una terza persona al corrente di quanto accaduto veramente a Roberto. Una persona che ora rischierebbe la vita, perchè in possesso di informazioni utili a smascherare l’assassino dello studente. Il papà del ragazzo ha consegnato ieri mattina le lettere ai carabinieri di Monterubbiano, raccontando loro anche della telefonata ricevuta dalla moglie. Nella prima lettera si legge: «A Mario Straccia papà del povero Roberto Straccia. Sono in grado di poterle dare un valido indizio: Roberto non si è suicidato, né tanto meno si è sentito male! Se anche fosse, un corpo che galleggia dal porto di Pescara o dalla spiaggia, non può arrivare a Bari. Ma lei mi crederà? Le dico questo in quanto tempo fa ho inviato uno scritto a Roberto Mestichelli (e non solo a lui) cugino di Irina Lucidi, ma nessuno ne ha parlato. Forse l’hanno ritenuta una bufala». Irina Lucidi, di origini ascolane, è la madre delle gemelline svizzere di 6 anni scomparse il 31 gennaio del 2011 mentre si trovavano con il padre Matthias Schepp, poi morto suicida il 3 febbraio alla stazione di Cerignola.

LA SECONDA fa invece riferimenti più precisi: «Amici Straccia, non sono sposato, non convivo, non ho figli, ma capisco che si prova quando si perde una parte della vita. Ogni giorno lo vivo nella pelle. I genitori mi dicono sempre: stai attento. La famiglia Lucidi di certe situazioni ne era al corrente. Faccio l’autotrasportatore tra noi c’è sempre qualcuno che vede o da voci sa. Il buon Roberto un giorno ha visto qualcosa che non doveva. Da voci so che c’è una persona che sa molte cose e credo di aver capito chi è. Qui finisce che ci scappa un altro morto». Il papà di Roberto racconta come la prima missiva sia stata recapitata qualche settimana fa e come inizialmente non l’abbia presa in considerazione. «Era quasi insignificante ai miei occhi — dice — e pensavo fosse stata inviata dal solito mitomane. Qualche giorno dopo mia moglie ha ricevuto una telefonata dal fantomatico camionista che ha tentato di dirle qualcosa, ma lei gli ha risposto che prima avrebbe dovuto farsi riconoscere, altrimenti non ci avrebbe parlato. L’altroieri ci è giunta la seconda lettera, dove c’erano informazioni un po’ più precise. Dopo essermi consultato con il mio legale, l’avvocato Emilia Velletri, ho deciso di consegnarle entrambe ai carabinieri».

STRACCIA ribadisce di non aver mai creduto al suicidio o all’incidente, così come si dice nelle lettere: «Sono certo che qualcuno abbia fatto del male a mio figlio e gli sviluppi delle indagini del filone barese rafforzano la mia ipotesi. Per quanto riguarda le lettere, sono troppo ermetiche perché una persona semplice come me possa comprenderle. Soprattutto non capisco l’accostamento ad Irina Lucidi e alla scomparsa delle due gemelline svizzere. Forse vuole dire che anche in quel caso lui aveva sentito qualcosa, ma non è stato ascoltato». Straccia conclude con un appello all’autore delle lettere: «Se ha qualcosa da dire, sia più chiaro. Deve fare nomi e cognomi, in modo che gli investigatori possano trovare riscontri utili alle indagini».

Fabio Castori