Attentato a Barcellona, "la polizia urlava, mi sono messo al sicuro"

Il racconto di Cristiano Nepi, 38 anni. Lavora a pochi passi dalla Rambla

Attentato a Barcellona, "la polizia urlava, mi sono messo al sicuro"

Attentato a Barcellona, "la polizia urlava, mi sono messo al sicuro"

Barcellona, 18 agosto 2017 - Un attimo e tutto finisce. Un attimo prima c’era uno dei viali più belli e vivi del mondo, la Rambla di Barcellona, un momento dopo c’è morte e disperazione e un furgone che porta odio e dolore, di nuovo. Stavolta è toccata alla città spagnola, un nuovo attentato ha seminato il terrore nel cuore dell’Europa, su un viale che vede ogni anno il passaggio di milioni di persone da tutto il mondo. Cristiano Nepi, fermano di 38 anni, era lì, a poche centinaia di metri dal luogo dell’attentato. Non si trova in Spagna da turista, ma vive a Barcellona dallo scorso gennaio. Lavora per la Apple e ha visto in un attimo la città cambiare volto. 

RAMBLAS_24750967_182526
RAMBLAS_24750967_182526

«Stavo uscendo da lavoro – racconta Cristiano – quando mi sono accorto che era successo qualcosa, in giro: si sentiva solo il suono continuo delle sirene e dappertutto c’era confusione. Tutti correvano». L’Apple Store dista qualche decina di metri dalla Rambla.

Cristiano parla di una città con un clima surreale, purtroppo le scene si ripetono, da Parigi e Londra. «La polizia – spiega – è venuta subito verso di noi e ci ha detto di rifugiarci in casa e di non non uscire. E così ho fatto». «Ci siamo asserragliati tutti con una situazione di grande incertezza intorno e notizie confuse – va avanti –. Ho molti amici che vivono direttamente sulla Rambla e mi stanno mandando video sempre più drammatici (raccontava ieri sera poche ore dopo l’attentato; ndr). L’impressione è che ci siano molti morti, io sento solo sirene e c’è davvero una grande preoccupazione».

Attentato Barcellona, i video dell'orrore 

Nessuno si aspettava un nuovo attentato, proprio a Barcellona, per quanto il timore comunque ci fosse: «Se ne parlava come si diceva in tutte le capitali europee – racconta ancora Cristiano – non si pensava a un attacco così imminente, così violento. Non c’erano avvisaglie, forse è stato sottovalutato qualche segnale, fatto sta che oggi qui pare di stare in guerra, è davvero una sensazione molto dolorosa. Si vedono persone scappare ovunque, gente che si allontana di corsa, l’intera zona coinvolta è stata adesso transennata e non si può entrare, ma abbiamo la percezione esatta di quanto sta accadendo e di quanto sia tragico quello che accade, anche qui da casa». 

È l’ennesimo episodio che coinvolge un luogo meta del grande turismo, dopo Nizza si torna a usare un furgone lanciato sulla folla per fare male, per colpire al cuore il mondo occidentale, per dare un segnale alla comunità internazionale. Il viale coinvolto a Barcellona a due passi dalla centrale Plaza de Catalunya, passano di qui i turisti di tutto il mondo e sono tantissimi anche gli italiani che hanno scelto di vivere in questa città piena di sole e di colore. Un luogo magico purtroppo diventato teatro di morte, ancora una volta, l’ennesima dimostrazione di odio cieco e barbaro che colpisce soprattutto i giovani e i turisti che cercavano gioia e hanno trovato la loro fine.