Fermo, contraffazione, scacco ai falsificatori di scarpe Prada. Otto arresti

In manette anche due ex dipendenti del gruppo

I carabinieri hanno arrestato il presunto assassino

I carabinieri hanno arrestato il presunto assassino

Fermo, 23 agosto 2017 – “Falso d’autore”. E’ questo il nome in codice dell’operazione con cui i carabinieri hanno sgominato un’organizzazione dedita alla fabbricazione e alla commercializzazione di calzature firmate Prada.  Dopo mesi di indagini, perquisizioni, intercettazioni telefoniche e pedinamenti, il blitz è scattato questa mattina all’alba ed in manette sono finite otto persone, sette del Fermano e un napoletano. Due di queste erano ex dipendenti Prada: c'è anche un 49enne, ex capofabbrica presso lo stabilimento di Prada a Civitanova Marche. 

“A seguito della serie di furti che aveva colpito numerosi opifici per la produzione di calzature e la lavorazione di pellame nel Fermano – spiega il colonnello Ciro La Volla – il nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Ascoli hanno posto in essere una mirata attività info-investigativa che ha consentito di riscontrare la presenza sul territorio di un sodalizio dedito alla contraffazione di prodotti di pregio, soprattutto a marchio di una nota griffe italiana. La particolarità nell’attività dell’organizzazione, è che hanno clonato le calzature con stampi e modelli originali. Come se qualcuno avesse dipinto “La Gioconda” con i pennelli e i colori di Leonardo da Vinci”. 

Le indagini, coordinate dal procuratore capo di Fermo, Domenico Seccia, e dal suo sostituto, Alessandro Piscitelli, grazie all’analisi incrociata tra i dati raccolti durante i servizi di osservazione, controllo e pedinamento, hanno consentito inizialmente di individuare il promotore e il costitutore dell’organizzazione. Successivamente, attraverso le attività tecniche di intercettazione telefonica e analisi del traffico telefonico sulle utenze nella loro disponibilità, sono stati identificati tutti gli appartenenti al sodalizio, individuando i locali dove veniva materialmente posta in essere l’attività di contraffazione - uno adibito a opificio e l’altro a deposito - entrambi a Porto Sant’Elpidio. 

“Nel corso dell’indagine – sottolinea il maggiore Nicola Gismondi, che ha guidato direttamente l’attività – si è accertato che gli indagati, utilizzando pellame di proprietà di due sodali e anche pellame di provenienza furtiva, nonché timbri e cliché metallici, calzature originali adibite come campionario, tutto di provenienza da furti poiché asportate dal promotore e dal costitutore dell’associazione nella loro precedente esperienza lavorativa per conto del gruppo della nota griffe (Prada), hanno realizzato quantitativi rilevanti di calzature di pregio da destinare alla vendita soprattutto nelle Marche. Il tutto con l’aggravante di aver condotto l’attività in modo sistematico, ovvero attraverso l’allestimento di mezzi e attività organizzate”.  Le indagini condotte dal nucleo investigativo hanno in particolare consentito anche di acclarare che l’organizzazione, attraverso due sodali, provvedeva a rifornirsi parallelamente di fondi in gomma per la calzatura da contraffare, provenienti da una ditta che aveva in essere un legittimo contratto di fornitura dello stesso materiale con il gruppo italiano, e a soddisfare in proprio alla realizzazione delle etichette adesive riportanti lo stesso marchio da applicare sulla confezione di calzature contraffatte”.  Sulla base degli elementi raccolti nei confronti delle otto persone in questione, il gip Marcello Caporale, ha emesso tre misure cautelari in carcere e cinque ai domiciliari.  Le indagini sono ancora in corso per individuare eventuali altri componenti dell’organizzazione e ricomporre tutto il puzzle dell’attività, che aveva anche ramificazioni in Romania.