Mithun Rossetti, "non fu suicidio". La famiglia vuole altre indagini

Presentate tre nuove istanze in Procura

Mithun Rossetti, 26 anni, residente a Treia

Mithun Rossetti, 26 anni, residente a Treia

Fermo, 12 marzo 2017 - I familiari di Mithun Rossetti, il 26enne di Treia trovato impiccato lo scorso agosto in una villa di Porto Sant’Elpidio, non ci stanno al diniego della Procura della Repubblica di Fermo a rilasciare una copia della perizia autoptica. Il legale delle famiglia del ragazzo, l’avvocato Federico Valori, è infatti tornato alla carica, presentando tre nuove istanze in cui chiede, oltre alla documentazione dell’autopsia, copia dei dati informatici acquisiti e che si proceda, mediante incidente probatorio, allo svolgimento di un accertamento medico-legale, volto all’estrazione ed alla individuazione di materiale genetico non appartenente alla vittima. 

«Sono passati sette mesi dalla misteriosa morte di Mithun – spiega l’avvocato Valori – e il magistrato inquirente, salvo rimanere sulla tesi iniziale del suicidio, continua a non voler confrontarsi con la famiglia, eclissandosi dietro il segreto istruttorio. Motivo per cui, nei giorni scorsi, è stata rigettata l’istanza per acquisire la documentazione della perizia autoptica effettuata sulla salma del ragazzo. A questo punto, non accettiamo più questo atteggiamento, chiediamo che venga fatta chiarezza sul decesso al più presto e affermiamo il diritto dei familiari di sapere in che circostanze hanno perso il loro caro». 

Una dura presa di posizione quella della famiglia Rossetti e dell’avvocato Valori, che sottintende il dubbio che non si stia facendo abbastanza per capire cosa abbia portato Mithun a recarsi da Treia a Porto Sant’Elpidio, per poi trovare la morte in una villa di campagna. «Se non fosse stato per l’insistenza dei familiari – sottolinea l’avvocato Valori - la Procura si sarebbe limitata alla mera ispezione cadaverica: oggi coloro che avevano insistito per questo esame, vengono esclusi e ciò senza che venga addotta alcuna plausibile ragione. Noi però continueremo a lottare per la verità, perché qualunque persona di comune buon senso può rilevare le numerose circostanze in contraddizione con l’ipotesi troppo frettolosamente sposata del suicidio. Per questo, abbiamo nuovamente chiesto agli inquirenti copia di un atto già svolto e che potrebbe dire se c’era qualcuno con il ragazzo durante le ultime ore di vita. Per questo, in sede di incidente probatorio, abbiamo chiesto di svolgere gli accertamenti medico legali relativi all’estrazione di profili genetici dal materiale opportunamente conservato dal perito e che potrebbero stabilire se Mithun ha avuto rapporti sessuali prima di morire. Per questo vogliamo copia dei dati estratti dal computer e dal telefonino del ragazzo».