Nigeriano ucciso a Fermo, don Vinicio: "Accetto patteggiamento"

Mancini sconterà la pena di 4 anni. Albanesi: “In questi mesi ho visto cattiverie inutili”

Emmanuel, il nigeriano ucciso a Fermo, e Amedeo Mancini, (Zeppilli)

Emmanuel, il nigeriano ucciso a Fermo, e Amedeo Mancini, (Zeppilli)

Fermo, 19 gennaio 2017 – Quattro anni da scontare ai domiciliari per Amedeo Mancini. Si chiude con un patteggiamento il caso aperto dalla morte di Emmanuel Chidi Nnamdi, il nigeriano deceduto a Fermo il 5 luglio scorso dopo una lite in strada con il 39enne fermano.

Il gip di Fermo, accogliendo l’accordo raggiunto a dicembre tra la difesa e la Procura, ha dunque scritto la parola fine sulla vicenda giudiziaria.

A chiudere le polemiche di questi mesi ci prova invece don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco di Fermo. Ha appreso del verdetto in Ecuador, dove si trova in questo periodo per una missione in una comunità di bambini disabili.

“Il patteggiamento mette fine a una vicenda che ha portato a una morte inutile e violenta”, commenta il sacerdote che aveva accolto nella sua comunità la vittima e la moglie Chenyere, profughi scappati dalla Nigeria.

“Emmanuel – aggiunge - era un uomo che non aveva fatto niente di male, non aveva nulla ed era fuggito da una terra crudele”.

Don Vinicio non entra nei dettagli dell’esito giudiziario: “È un patteggiamento che accetto, al di là dei contorcimenti giuridici tra aggravanti e attenuanti”.

Di Mancini dice: “Amedeo poteva agire anche in altro modo, ma è ragazzo semplice, che non sempre controlla i suoi impulsi”.

Il presidente della Comunità di Capodarco non si dimentica della moglie di Emmanuel: “Resta la necessità di accompagnare e non abbandonare Chenyere e di esaudire il suo desiderio di far rientrare la salma di Emmanuel in Nigeria”.

Infine Don Vinicio si guarda indietro e rivive le polemiche prodotte da un episodio che ha diviso l’Italia a metà: “In questi mesi le cattiverie di alcuni mi sono sembrate inutili e anche gratuite, i commenti e le reazioni potevano rimanere ai fatti e non accanirsi sulle persone”.