Nigeriano ucciso a Fermo, Mancini: "Pronto a scontare 4 anni"

I difensori hanno presentato la richiesta di patteggiamento

Emmanuel, il nigeriano ucciso a Fermo, e Amedeo Mancini, (Zeppilli)

Emmanuel, il nigeriano ucciso a Fermo, e Amedeo Mancini, (Zeppilli)

Fermo, 3 dicembre 2016 - Si va verso il patteggiamento di una pena di quattro anni per Amedeo Mancini. E’ questa la novità sul caso Emmanuel Chidi Namdi, il profugo nigeriano morto a seguito della lite con il 39enne fermano consumatasi il 5 luglio scorso. L’istanza è stata depositata ieri mattina nella cancelleria del tribunale di Fermo dai legali di Mancini, Francesco De Minicis e Savino Piattoni.  La proposta di patteggiamento, per la quale sarebbero d’accordo anche il procuratore Domenico Seccia e il suo sostituto Mirko Monti, prevede, tra i punti centrali, la concessione dell’attenuante della provocazione verso il 39enne fermano.

In poche parole si chiede di patteggiare una pena mite per l’omicidio preterintenzionale (senza attenuanti va da un minimo di 10 fino ad un massimo di 18 anni), considerando che Mancini è stato aggredito violentemente dal nigeriano con un segnale stradale e che avrebbe reagito con un pugno solo dopo la provocazione fisica anche da parte della moglie di Emmanuel. Dunque, se la richiesta di patteggiamento venisse accolta, significherebbe che anche gli inquirenti, come emerge dal fascicolo d’indagine, avrebbero dato credito ai testimoni della tragedia. Testimoni che hanno sempre affermato una sorta di difesa da parte del fermano di 39 anni, dopo i colpi subiti dal rifugiato politico e da sua moglie. Non potendo però ricostruire con certezza lo iato temporale della reazione di Mancini (in quanto non esistono immagini o videoregistrazioni) resterebbe difficile dimostrare con certezza la legittima difesa. Ecco allora una soluzione alternativa.

«La nostra proposta – spiega l’avvocato De Minicis - arriva con la volontà di pacificare il clima quanto mai teso che si respira in città da mesi, e per evitare ulteriori speculazioni, anche di carattere politico, sulla vicenda». Una volontà condivisa anche da Mancini, che continua a negare categoricamente le sue colpe giuridiche, ma che ammette di avere responsabilità di quanto accaduto, soprattutto in virtù dell’insulto razzista rivolto alla moglie di Emmanuel.