Terremoto ad Amandola, una famiglia di sopravvissuti

Il racconto di Michela, componente della famiglia Gravucci: "Siamo scappati in dieci" SPECIALE: FOTO E VIDEO - IL CONTO CORRENTE PER AIUTARE LE VITTIME

Amandola: la tenda della famiglia Gravucci, sopravvissuta al terremoto (Foto Zeppilli)

Amandola: la tenda della famiglia Gravucci, sopravvissuta al terremoto (Foto Zeppilli)

Amandola (Fermo), 27 agosto 2016 -  «Dentro ogni casa, c’è una vita intera". Esordisce così, Michela, uno dei dieci membri della grande famiglia Gravucci, residente in contrada Tennacola in frazione San Cristoforo di Amandola. Questa è solo una delle tante abitazioni dichiarate inagibili dal Comune a seguito dei grossi danni alla struttura, causati dal terremoto che mercoledì notte ha distrutto tre paesi tra le Marche e il Lazio, facendo centinaia di morti e di feriti, e lesionando anche piccoli centri del fermano e del maceratese.

"Sembra incredibile – dice ancora Michela – trovarsi in questa situazione che purtroppo è tristemente reale". La famiglia Gravucci, è composta da due anziani, quattro adulti e quattro giovani, ed è proprietaria di una grande azienda agricola che produce confetture e trasformazione di frutta, oltre a gestire un allevamento di bestiame. Adesso non c’è più niente, solo una vita da ricomincare.

"Abbiamo richiesto una tenda da montare nello spiazzo della residenza sia per timore dello sciacallaggio – prosegue Michela – che per poter accudire gli animali e poter seguire l’intera azienda. Dopo la dichiarazione dell’inagibilità, siamo tornati in casa solo ieri mattina per riprendere tutte le nostre cose, soprattutto abiti pesanti e coperte visto che l’estate sta finendo". Accanto alla grande casa di famiglia, l’annesso adibito a laboratorio di preparazione di confetture, ha resistito alla violenza del terremoto e resta agibile. "Siamo stati costretti a trasformarlo in camera da letto – fa eco Sabina – e a rinunciare all’attività di preparazione di confetture e quindi ad interrompere parte del nostro indotto economico. Purtroppo la situazione è difficile da gestire in questo modo". Una difficoltà emotiva e pratica, quella della famiglia Gravucci che fa appello alla protezione civile per la consegna di almeno un container in modo da riuscire ad affrontare l’urgenza.

"Il Comune, i carabinieri e la protezione civile, hanno fornito la massima assistenza alla nostra famiglia, con una tempestività indescrivibile. Tra noi ci sono anche due anziani che hanno esigenze diverse e vanno tutelati. Per questo è necessario almeno un container. Con l’arrivo dell’inverno – torna a spiegare Michela – come si potrà vivere sotto ad una tenda? Pioggia, vento, lavoro e fatica che l’azienda porta con sé, non potranno essere gestiti facilmente anche con due anziani in famiglia". E’ Blandina di 80 anni, infatti, un altro componente della famiglia Gravucci. E’ lei, che più di tutti, incarna il disagio del terremoto e la sofferenza di un equilibrio quotidiano spezzato drasticamente e destinato a rimanere così per non si sa quanto tempo ancora. Blandina lo vive così: preparando la salsa di pomodoro da conservare per l’inverno. E’ con il suo fare assorto, che mostra la tenacia di chi non vuole rinunciare alla sua normalità.