Terremoto, come difendersi. Gli studi del geologo Tondi

"Ecco come si possono prevenire i danni del sisma"

Terremoto, il geologo Tondi durante l’incontro a Fermo (Zeppilli)

Terremoto, il geologo Tondi durante l’incontro a Fermo (Zeppilli)

Fermo, 6 febbraio 2017 - Se è vero che un terremoto non si può prevedere, è altrettanto vero che la natura ci offre gli strumenti per difenderci, il tempo e il modo per resistere, le possibilità per individuare le zone pericolose. Sono le parole del geologo Emanuele Tondi, ospite d’eccezione di Fermhamente, in una sala riunioni della Camera di Commercio con il pubblico delle grandi occasioni.

Di grande attualità il tema trattato, Tondi ha spiegato le possibilità che abbiamo per affrontare al meglio gli eventi sismici, con gli strumenti e le competenze di cui possiamo disporre: «intanto occorre distinguera tra la pericolosità sismica, che è collegata alla magnitudo massima che si può avere in una determinata area, e il rischio sismico che è invece quello che può accadere su un territorio in seguito al sisma. Quello che dobbiamo fare è tentare di ridurre il rischio sismico, pianificare l’emergenza per ridurre costi e disagi».

Tondi ha ricordato che il primo grande evento di cui abbiamo memoria in Italia è il grande terremoto del 1908 a Messina cui fece seguito anche lo tsunami con una perdita di oltre 85mila persone. Da allora si cominciò a parlare di classificazione sismica del territorio nazionale: «Il risultato è una carta molto accurata che distingueva le massime accelerazioni orizzontali che si possono avere e dunque la pericolosità che c’è su certe zone, le probabilità parlavano di 475 anni di intervallo di certe aree dunque si può immaginare il bisogno che c’è di rendere sicuri gli edifici in certe zone nelle quali le probabilità sono più alte. La faglia di Mirandola era stata censita e c’era una pericolosità di un certo tipo, prima che arrivasse il terremoto dell’Emilia del 2012».

Tondi ha spiegato che il sistema delle faglie è noto, il terremoto delle Marche del 1997 ha interessato un’area cui poi ha fatto nel 2007 da contraltare la faglia dell’Aquila, oggi completata dalle faglie che si sono attivate dal 24 agosto ad oggi: «Oggi possiamo difenderci, conosciamo le probabilità, è tempo di aggiornare le nostre carte con la magnitudo che le faglie che conosciamo possono generare. Possiamo simulare anche il sisma che può colpire certe zone per trovare la strada di adeguamenti e di norme efficaci. Di recente abbiamo fatto uno studio che dimostrava quello che è accaduto nei passati mille anni, abbiamo pubblicato un lavoro che mostrava i picchi del 1700 e prima ancora del 1350, la probabilità di un nuovo piccolo per il 2020 o poco prima era individuata e costituisce il terzo picco del nostro lavoro, avevamo immaginato che questo sistema di faglie potesse liberare una energia come quella che abbiamo visto».