Fermo, turismo, presenze in calo dopo il terremoto. "Il futuro è una vera 'città museo'"

Il bilancio estivo dell’assessore Trasatti: ora bisogna riaprire i palazzi

Fermo, turismo, presenze in calo dopo il terremoto. "Il futuro è una vera 'città museo'"

Fermo, turismo, presenze in calo dopo il terremoto. "Il futuro è una vera 'città museo'"

Fermo, 19 agosto 2017 - Ha vissuto settimane intense, presidiando l’ufficio col personale ridotto causa ferie. Riunioni anche con la febbre alta, lavorando per un progetto chiaro che va da qui al 2020. Francesco Trasatti è assessore alla cultura e al turismo, vive in questi giorni un primo bilancio di una stagione che non poteva che essere difficile: la prima dopo il terremoto, con un importante campeggio chiuso, il Verde Mare, con tutte le crisi che si sono susseguite per le Marche e per il Fermano. I numeri parlano chiaro. Il calo di visitatori c’è stato, ma non è stato drammatico come si temeva. «Il bilancio fin qui – dice Trasatti –, tolti i prossimi quindici giorni che sono ancora comunque di piena estate, parla di circa 6mila visitatori totali, sono la metà di quelli che abbiamo avuto nel 2015, un terzo di quelli del 2016 che vantava 20mila visitatori ma al 30 agosto. È chiaro che il calo è forte, ma è altrettanto evidente che dopo il sisma avevamo poco da offrire, con tanti palazzi chiusi e un senso di incertezza che i potenziali visitatori hanno colto».

La città però non si è arresa, qualche contenitore, nonostante le difficoltà, è stato riaperto: «Alla Regione e a chi può abbiamo cercato di far capire che non si può promuovere proprio niente se prima non si riaprono palazzi e musei. Abbiamo lavorato per riaprire San Filippo, la mostra con il Rubens e il Baciccio ha conquistato, dalla fine di luglio a oggi, 2 mila visitatori. È passato anche Vittorio Sgarbi che si è detto molto colpito dalla mostra e dalle opere esposte. Ha funzionato anche il minitour che abbiamo proposto insieme con Sistema musei, abbiamo pensato che se non si possono vedere i palazzi dentro, possiamo però mostrare la città fuori. Le guide hanno portato oltre 1500 persone a scoprire la piazza, corso Cefalonia, i palazzi, le piccole cisterne, i vicoli e le leggende, per chiudere poi a San Filippo. C’è stato un grande apprezzamento, col sindaco abbiamo pensato che c’è ancora molto da mostrare». Intanto tengono il teatro e le Cisterne romane.

Da qui al futuro, dove va la città di Fermo? «Il mio progetto è per una vera ‘città museo’. Il prossimo taglio del nastro riguarda palazzo Paccarone dove sono stati completati i lavori, entro ottobre si procederà al trasloco dei musei scientifici che poi gestiremo in collaborazione con l’università di Ancona, proprio per dare spessore e ancora più visibilità al museo polare ad esempio. Nella prima metà del 2018 si riapre Palazzo dei priori dove si realizzeranno sale di accoglienza e di informazione per i turisti, e nella seconda metà dell’anno vedo la conclusione del progetto per l Terminal». Al terminal ci sarà lo spazio per l’arte contemporanea, ma anche la porta di accesso alla città, la biglietteria, un bar, uno spazio da vivere: «Siamo in attesa dei fondi Fesr che sono destinati al Terminal e al Fontevecchia per cui pensiamo a un’apertura nel 2020. In totale parliamo di un milione e mezzo di euro, per Fontevecchia penso all’inaugurazione del chiostro già per l’estate del 2019, per un cinema all’aperto, per spazi multimediali a corollario con lo spazio per l’archeologia. Uno spazio che si integra perfettamente con quello che si farà a Torre di Palme, all’ex scuola elementare, alla luce dei nuovi scavi».

Fermo è anche nel Gal, insieme ad altri comuni e si sta pensando ad un progetto ampio. «Non ha senso andare avanti ciascuno per conto suo – conclude –, le reti fanno bene a tutti, le risorse insieme si trovano. Fermo è a disposizione e sta costruendo la sua identità culturale dentro un progetto ambizioso».