Fermo, estorsione e usura agli imprenditori del calzaturiero, in tre a processo

Oltre cinquanta le vittime del sodalizio criminale

Fermo, estorsione e usura agli imprenditori del calzaturiero, in tre davanti ai giudici

Fermo, estorsione e usura agli imprenditori del calzaturiero, in tre davanti ai giudici

Fermo, 29 giugno 2017 - Era stata denominata operazione ‘Vesuvio’ perché ai vertici dell’organizzazione c’era una famiglia di origini napoletane, che controllava l’usura nelle province di Fermo, Ascoli Piceno e Macerata. Il sodalizio, composto da 11 persone, era stato sgominato dagli uomini della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno, coordinati dal sostituto procuratore di Fermo, Alessandro Piscitelli. I tre dominus della banda sono comparsi ieri mattina davanti al collegio penale del Tribuna le di Fermo per rispondere dei reati di estorsione e usura. Si tratta di un 70enne residente a Grottammare, ma di origini campane, del figlio omonimo di 53 anni residente a Martinsicuro, e di un napoletano di 52 anni residente a Monteprandone.

Gli altri otto denunciati hanno in precedenza optato per riti alternativi, tra questi un 55 enne di Martinsicuro originario della Basilicata, che ha patteggiato la pena. L’udienza di apertura del procedimento è stata caratterizzata dal conferimento dell’incarico per la trascrizione delle intercettazioni. Il processo è stato quindi aggiornato per l’audizione dei testimoni. L’indagine ha preso spunto da un’operazione, contro il gioco d’azzardo e l’usura, messa a segno dalle Fiamme Gialle nel Fermano e denominata Green Table. Proprio durante gli interrogatori di alcune vittime individuate nel distretto calzaturiero gli inquirenti avevano acquisito elementi dai quali erano emerse altre ipotesi di usura, questa volta, però,  non più ancorate ai debiti di gioco, ma connesse alle difficoltà economiche sofferte da alcuni imprenditori del Fermano, del Sambenedettese, dell’Ascolano del Maceratese. Grazie anche alle intercettazioni telefoniche ed ambientali, i finanzieri erano risaliti al capo di un’associazione criminale, individuato in Esposito padre, risultato al centro di una serie di attività usuraie in danno di oltre una cinquantina di imprenditori, con prestiti a tassi oscillanti tra il 200 e il 400% su base annua da restituirsi mensilmente.

L’indagine si era sviluppata anche attraverso l’esecuzione di una perquisizione eseguita nell’estate del 2016 presso l’abitazione del residente a Grottammare dove erano stati rinvenuti e sequestrati seimila euro in contanti, varie distinte di versamento bancarie, una ventina di assegni, effetti cambiari vari, per un valore complessivo di oltre circa 100mila euro, oltre a documentazione contabile, che aveva consentito di individuare gli altri componenti del sodalizio, tutti poi indagati a vario titolo per estorsione e usura. Il 27 ottobre 2016, infine, era scattato un blitz notturno durante il quale i due, padre e figlio, erano stati arrestati e il napoletano residente a Monteprandone, sottoposto all’obbligo di dimora. Nell’occasione erano stati sequestrati al fine della confisca un noto night club di Porto d’Ascoli di proprietà di padre e figlio, due conti correnti bancari, un conto deposito postale, assegni e cambiali per complessivi 300mila euro.