Di Ruscio: cattiverie contro di me, non mi candido a sindaco

«Ho cercato di compattare il centrodestra, invece loro puntavano a mettermi all’angolo. La gente mi voleva, i partiti no» Ne ha per tutti: Spacca, Ceroni, Ciccioli, Malaspina e per gli ‘aspiranti’ Catalini e Torresi. Spiraglio aperto per le regional

UN FIUME IN PIENA Saturnino Di Ruscio

UN FIUME IN PIENA Saturnino Di Ruscio

Fermo 23 aprile 2015 - Scene folkloristiche, telefonate e reazioni scomposte, rancori e cattiverie. Tutto solo all’idea di una candidatura di Saturnino Di Ruscio a sindaco di Fermo. L’ex primo cittadino ha rivisto un film già andato in onda nel 2009, la frammentazione di un centrodestra che fa di tutto per perdere, pur di far fuori politicamente lo stesso Di Ruscio. Amareggiato e un po’ provato da giorni di grande sofferenza, abbandona il progetto per una nuova candidatura alle comunali di Fermo, con una lista e mezza già pronta e tanti fermani ad appoggiarlo. Racconta di un contatto avuto con Spacca già lo scorso anno per un progetto nuovo, Di Ruscio doveva essere capolista e organizzatore della lista stessa. Poi tutto è precipitato: “A Fermo lavoravamo per un candidato, ho proposto l’avvocato Cerolini, hanno detto che non potevo pretendere di scegliere anche il sindaco. L’avvocato si è ritirato, hanno poi stabilito Catalini con Ciccioli, Massi, Cencetti e Ceroni attraverso Maurizio Laurenzi, Ciccioli poi ha deciso di appoggiare Torresi e pure questo è stato surreale. Intanto ad Ancona è arrivato il veto di Maura Malaspina che se c’ero io si ritirava dalla competizione e con lei se ne andava l’area popolare di Cesa, Spacca ha fatto la sua scelta. A quel punto ho fatto il tentativo di riunire un centrodestra che qui a Fermo era del tutto spaccato, questo era l’obiettivo che mi ero dato. La risposta della comunità locale è stata fortissima e al di là delle aspettavie e questo mi ha caricato di ulteriori responsabilità. Di fronte all’affetto e al calore di tanta gente, ho trovato la freddezza di Torresi, di Catalini, di Fermo libera, Forza Italia, l’obiettivo di tutti era quello di mettere in un angolo me. In pratica ho rivisto il film del 2009, ho capito che avrei diviso ancora di più la città e avrei creato più problemi che altro.Una situazione allucinante che passa anche per passaggi che Di Ruscio definisce ‘folkloristici’: “Vengo contattato da una esponente del territorio per parlare con Tajani, che mi avrebbe proposto di candidarmi con Forza Italia in Regione e Tajani non sapeva nemmeno di cosa parlavamo. Mi ha chiamato un altro candidato per dire che avrebbe rinunciato alla sua candidatura in regione se avessi appoggiato Catalini, poi però mi ha confessato di non avere la delega di Ceroni. Qualcuno mi ha chiamato per i miei voti, intanto Catalini e Torresi si mettevano d’accordo per unirsi nel caso in cui mi candidavo io, Catalini mi ventilava che avrei potuto essere licenziato, mi hanno detto di tutto e di più”.

E il futuro? Come Rossella O’Hara, domani è un altro giorno e guarda ancora verso la Regione.