Camera di Commercio, il Csr Carducci sposa il modello bipolare

Il presidente Tascini fa il parallelo con Confindustria: “Bene gli accorpamenti, ma tra aree omogenee"

Guido Tascini, presidente del Csr Carducci di Fermo (Foto Zeppilli)

Guido Tascini, presidente del Csr Carducci di Fermo (Foto Zeppilli)

Fermo, 8 maggio 2017 – Il Centro Studi e Ricerca Carducci sposa il modello bipolare a proposito della politica degli accorpamenti intrapresa nell’economia marchigiana. Vale a dire: due sedi per la Camera di Commercio così come per Confindustria.

Nei giorni scorsi l’assessore regionale, Manuela Bora, precisando che comunque la scelta finale spetterà a Unioncamere, ha ribadito la volontà di arrivare a una unica Camera di Commercio, ma con due aziende speciali. “Il modello, seppure ibrido, - commenta Guido Tascini, presidente del Csr Carducci - riconosce la necessità di salvaguardare i diversi interessi e le differenze dei territori: Pesaro e Ancona per quanto riguarda meccanica e mobile; Macerata, Fermo ed Ascoli per quanto riguarda moda, calzatura e a agroalimentare”.

Quarantott’ore dopo arriva la presa di posizione di Simone Mariani di Confindustria Ascoli, il quale, parlando delle ipotesi di accorpamento delle territoriali provinciali, si schiera a favore delle due sedi: Marche Sud e Marche Nord. Un’opinione che ricalca quella espressa tempo fa da Giampietro Melchiorri, presidente di Confindustria Fermo, con il quale il centro studi si congratula per aver individuato la possibilità di aggregare le tre realtà meridionali delle Marche.

Per il Carducci, infatti, “accorpare non vuol dire impoverire, tuttavia, come richiamato dall’assessore Bora servono fusione corale, strategia di aggregazione tra aree omogenee e singergiche”.  “A questo proposito – sostiene Tascini - è fondamentale invitare le tre province delle Marche Sud a un incontro con i soggetti istituzionali responsabili”. “Un evento – prosegue il presidente del centro studi – che sarebbe anche l’occasione per porre al Governo il problema della ‘non desertificazione’ dei capoluoghi provinciali”. In che modo? “Razionalizzando gli accorpamenti, distribuendo cioè le sedi nelle varie province”.