Fermo, camere di commercio, la forza di chi dice no alle centralizzazioni

Il 15 maggio anche il Consiglio camerale di Ascoli dovrà esprimersi sull’ipotesi di accorpamento

Fermo, 13 maggio 2017 - Negli ultimi due anni in certi ambienti, in particolare nell’Amministrazione regionale e nei vertici regionali di alcune associazioni imprenditoriali, si è affermata una linea di centralizzazione dei servizi che ha portato da una parte l’Amministrazione regionale a sponsorizzare per esempio la nascita di una Camera di commercio unica regionale e dall’altra alcune associazioni imprenditoriali a promuovere la nascita di un unico soggetto associativo a livello regionale attraverso l’accorpamento dei soggetti associativi provinciali con l’obiettivo di perseguire risparmi di spesa. Tale progetto parte dal presupposto che le economie possono essere raggiunte solo attraverso un progetto condiviso da alcuni soggetti forti che viene imposto ai soggetti periferici. E’ un modello vecchio, che crea conflitti e soprattutto non è in grado di raggiungere lo scopo per cui nasce in quanto dimentico della risorsa fondamentale che può garantire la virtuosità di tali processi, ovvero la persona e i territori in cui tale persona vive ed opera. In genere il risultato a cui si assiste è la perdita di servizi sul territorio, lo spreco di risorse pubbliche e l’abbassamento degli indici di produttività.

Di fronte a tale dinamica inaspettatamente alcuni soggetti territoriali non hanno subito passivamente e sono stati posti in essere degli atti che stanno cambiando alcuni dati importanti della nostra regione. Il primo esempio di tale nuovo movimento è il caso delle Cciaa, i Consigli camerali di Fermo e Macerata hanno infatti deliberato l’accorpamento Marche Sud che comprende le province di Ascoli, Fermo e Macerata. Un secondo esempio riguarda il rifiuto da parte delle basi associative di Confindustria di Ascoli ,Fermo e Macerata della ipotesi della Confindustria unica regionale portata avanti da Pesaro ed Ancona. E’ un movimento che nei necessari processi di accorpamento vuole recuperare una omogeneità di base data dalla prossimità che la comunanza di una storia, di una cultura, di un tessuto economico condiviso garantiscono. Solo tale prossimità può costituire una condizione per avviare collaborazione e sinergie che possono garantire il buon esito dei processi di accorpamento sia sotto il profilo della permanenza dei servizi sui territori che sotto il profilo delle economie. Certamente, la risorsa prima è quella data da uomini che non hanno subito passivamente il progetto di altri, ma che hanno sentito l’urgenza di essere protagonisti di una presenza sui territori e dell’avvio di una nuova stagione di collaborazioni.

Il prossimo 15 maggio anche il Consiglio camerale di Ascoli dovrà esprimersi sull’ipotesi di accorpamento delle Cciaa, ciascun consigliere potrà dire se l’ipotesi di Marche Sud o della Camera unica regionale sono consoni per raggiungere gli obiettivi di un maggior supporto alle imprese della provincia di Ascoli, tenendo conto che la presenza di due consigli camerali nell’ipotesi Marche Sud e Marche Nord non comporterà alcun aggravio di spesa in quanto come noto le cariche sono gratuite; che nell’ipotesi di una Camera unica regionale, che sarà formata da 25 membri, diversi settori economici delle attuali province non saranno rappresentati in Consiglio; che nella Camera unica regionale ciascuno dovrà fronteggiare con i patrimoni costruiti con i contributi delle imprese della propria provincia anche strutture dei costi di altre camere non conformi alle proprie.

Al proposito è opportuno far notare l’incidenza del numero dei dipendenti camerali sul numero delle imprese locali, la migliore performance è della Cciaa di Fermo cha ha 0,80, Ascoli e Macerata hanno 1,30, mentre Pesaro ha l’1,73 e Ancona, fanalino di coda, l’1,80. L’ipotesi di arrivare a due Camere di Commercio per le Marche Sud e per le Marche Nord ha pertanto la forza degli argomenti evidenziati, mentre la soluzione di andare ad una unica camera regionale con due aziende speciali non ha fondamento in quanto agli addetti ai lavori è noto che all’interno del Sistema Camerale ci si sta indirizzando verso una unica azienda speciale per l’Italia o al massimo tre o quattro aziende speciali riferite alle macroregioni. La dichiarata posizione di neutralità che sembra voglia ora prendere l’Amministrazione regionale sull’argomento appare la più consona in quanto l’ascolto dei territori e un lavoro comune con essi appare l’unica possibilità di costruzione.

Massimo Valentini, presidente Fondazione San Giacomo della Marca