Terremoto, per la Cna di Fermo troppa burocrazia

Migliore: “I fondi a disposizione sono notevoli, ma non è facile accedervi”

L'ospedale di Amandola (Foto Zeppilli)

L'ospedale di Amandola (Foto Zeppilli)

Fermo, 23 gennaio 2017 – Ci sono situazioni in cui il fattore tempo è determinante. A volte si chiamano emergenze, momenti nei quali spesso c’è un ostacolo in più: la burocrazia. E' il nemico identificato da Alessandro Migliore, direttore della Cna di Fermo, quando parla delle difficoltà vissute dalle imprese di un Fermano tormentato dal terremoto.

I soldi per intervenire ci sarebbero pure, ma non è facile accedervi. Questo, in estrema sintesi, il problema sollevato dall’organizzazione di categoria. Migliore fa il punto sulla base delle segnalazioni lasciate allo sportello della Cna. L’elenco è drammatico: “Stalle mobili non disponibili, poca chiarezza sulla possibilità per le imprese di delocalizzare, così come sul contributo di 5mila euro tanto sbandierato o sul fondo di garanzia per le piccole e medie imprese”.

Il direttore della Cna fermana si sofferma in particolar modo sul “contributo di 5mila euro, promesso in più sedi dalla Regione Marche e contenuto nel decreto legge 189”, che riguarda i titolari di attività di impresa operanti nel cratere che abbiano dovuto sospendere l’attività a causa del sisma.

“Sono scarse le notizie sulla sottoscrizione della convenzione tra Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Ministero dell’Economia e Regioni – attacca Migliore -, perché questo ritardo?”. “Sono soldi – prosegue – che per le imprese rappresentano un motivo per credere che si può continuare, ma noi siamo costretti a rispondere che bisogna aspettare”.

Stessa storia per il Fondo di garanzia per le Pmi in favore delle zone colpite dal terremoto. “Si tratta di un intervento concesso a titolo gratuito per un importo massimo garantito per singola impresa di 2,5 milioni di euro con durata massima di 3 anni”, spiega Migliore.

Insomma, commenta, “le somme a disposizione sono, dalla lettura dei decreti, notevoli, e c’è la necessità di muoversi quanto prima, ma non ci sono procedimenti pratici e informazioni metodologiche per accedere a questi fondi”.

Infine, l’esponente dell’associazione invoca un piano per il ripopolamento delle zone terremotate che faccia leva sulla promozione turistica. A tal proposito, critica la Regione Marche, il cui Ufficio Commercio, Turismo, Cultura e Internazionalizzazione avrebbe inviato “ai tour operator una comunicazione via mail nella quale erano elencati solo luoghi lontani dal sisma”. “Così ci risulta – afferma Migliore -, non proprio il modo migliore per non far dimenticare le zone terremotate e salvaguardare l’economia”.