Fermo, ‘the Micam’ da urlo. Ma Confindustria guarda già avanti

Ciccola lancia l’idea di una mini-fiera made in Italy dopo il Pitti di giugno. Fenni: “Creiamo una lista nera dei clienti insolventi”

Confindustria, Valentino Fenni ed Enrico Ciccola commentano 'The Micam'

Confindustria, Valentino Fenni ed Enrico Ciccola commentano 'The Micam'

Fermo, 22 settembre 2017 – I numeri sono buoni, alimentano la speranza. ‘The Micam’ chiude dopo quattro giorni che hanno visto protagoniste 200 aziende del distretto calzaturiero. Assocalzaturifici registra 47.187 presenze: + 5,6% rispetto all’anno scorso. Inoltre, gli italiani sono tornati a crescere, sia come espositori (797 su 1.441), sia come visitatori (19.307, il 6,5% in più dell’edizione 2016). Insomma, secondo Enrico Ciccola, presidente dei calzaturieri di Confindustria Fermo, bisogna “fare i complimenti ad Annarita Pilotti per il grande lavoro svolto per rendere ‘the Micam’ ancora più unico e imperdibile”. Sul fronte delle visite Ciccola ha notato una maggiore affluenza dei russi (+32% di buyer), “ma bisogna valutare gli ordini”. “La sensazione – prosegue – è che il numero di paia ordinate siano diminuite a fronte di una maggiore presenza, che comunque ci porta a guardare con fiducia al futuro”.

MICAM_20552325_135422 Il collega ascolano Valentino Fenni condivide: “Per il nostro distretto la fotografia del Micam la darà Lineapelle, perché è lì che ci saranno gli impegni sui materiali che i calzaturieri devono usare”. Dunque, è già tempo di guardare al futuro, che va affrontato con armi nuove. In tal senso Ciccola lancia l’idea di una mini-fiera made in Italy da organizzare subito dopo il Pitti di giugno: “In questo modo arriveremmo al Micam più completi e giusti per affrontare la concorrenza straniera”. Anche Fenni ha una proposta, finalizzata ad affrontare il problema dei ritardi nei pagamenti. “Se i clienti non vendono – premette -, trovano scuse e non pagano o provano a rimandarti indietro la merce”. Quindi, secondo il presidente dei calzaturieri ascolani, “come associazione potremmo creare una banca dati a livello di territoriale con una ‘lista nera’ in cui gli imprenditori possono segnalare con chi hanno avuto problemi di solvibilità ed evitare così ai colleghi rischi e perdite di tempo”.