"Truccava i dati per dare false pensioni". Impiegato Inps nel mirino della Corte dei Conti

I fatti risalgono al periodo a cavallo tra il 2007 e il 2008

La Corte dei Conti

La Corte dei Conti

Fermo, 23 settembre 2014 - Secondo gli accertamenti, entrava e usciva abusivamente dal ‘cervellone’ centrale dell’Inps (l’archivio anagrafico unico nazionale) ritoccando dati e posizioni per distribuire pensioni di anzianità o indennità di disoccupazione a soggetti che però non ne avevano alcun titolo e diritto. Ma ora la Procura regionale della Corte dei Conti di Ancona gli ha presentato il conto: 208.462,30 euro di danno erariale.

Tutti soldi da restituire all’Inps, ovviamente. Nel mirino un dipendente dell’istituto di previdenza che in passato ha lavorato nelle sedi di Fermo, di Montegranaro, di Ascoli e di San Benedetto, sul quale pende (insieme ad altri soggetti) — a quanto si evince da una sentenza non definitiva della stessa Corte dei Conti— anche un procedimento penale per truffa e accesso abusivo ad un sistema informatico.

I fatti risalgono al periodo a cavallo tra il 2007 e il 2008, ma già l’anno dopo la Guardia di finanza aveva smantellato la presunta truffa con l’operazione «Fast Pension», denunciando per uso di atto falso, sostituzione di persona, truffa ai danni dello Stato, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode informatica e ricettazione 37 persone residenti nelle province di Fermo, Ascoli, Foggia e Napoli.

Tra queste c’erano anche due dipendenti dell’allora ufficio dell’Inps di Montegranaro, che gli inquirenti ritenevano complici dell’organizzazione. Secondo la Procura regionale della Corte dei Conti—che ha chiamato in giudizio il dipendente Inps dietro segnalazione di danno erariale presentata il 13 giugno 2008 dalla direzione regionale di Ancona dell’istituto di previdenza—l’uomo( un 61enne) avrebbe «effettuato una pluralità di accessi abusivi al sistema informatico dell’istituto previdenziale, utilizzando la propria password e quella di ignari colleghi di lavoro, al fine di far conseguire a terzi soggetti indebite pensioni di anzianità o indennità di disoccupazione».

Una prima voce di danno è stata quantificata dalla Procura della Corte dei Conti in 150.462,30 euro, con riferimento «alla differenza tra quanto indebitamente erogato dall’Inps e quanto risulta essere stato recuperato allo stato degli atti, non avendo le azioni di recupero esercitate dall’istituto previdenziale consentito di recuperare integralmente quanto indebitamente percepito dai soggetti cosiddetti ‘beneficiari’ ».

Ma a ciò — sempre secondo la Procura — bisogna anche aggiungere il «danno da disservizio cagionato all’istituto previdenziale », in particolare la «mancata e/o ridotta prestazione di servizio offerta » (quantificata in ottomila euro) e «i costi sostenuti dalle direzioni provinciali interessate per la necessaria attività diretta a riaccreditare i periodi contributivi ai legittimi titolari». E sono altri 50mila euro. Totale: 208.462,03. Per tutta risposta il dipendente Inps ha sollevato tramite il suo avvocato diverse eccezioni, in particolare ha chiesto «la sospensione del processo contabile» perché risulta ancora pendente un giudizio penale e altri civilistici per i fatti contenuti nella citazione.