L’arma mai ritrovata: assolta la badante

Anziana morta a Monte Urano: clamorosa sentenza

I carabinieri davanti alla casa dell’anziana trovata morta (foto Zeppilli)

I carabinieri davanti alla casa dell’anziana trovata morta (foto Zeppilli)

Monte Urano, 23 aprile 2015 – Assolta perché il fatto non sussiste. Colpo di scena al processo alla badante kazaka di 54 anni, Tetjana Pivnjk, accusata dell’omicidio volontario della 94enne monturanese, Giovanna Calcinari. La Corte d’Assise di Macerata ha ritenuto non sufficienti le prove indiziarie, prodotte dalla pubblica accusa, per dimostrare che l’imputata abbia ucciso volontariamente l’anziana di Monte Urano e così ha deciso per l’assoluzione. «Ho sempre creduto nell’innocenza della mia assistita – ha commentato il difensore della PivnJk, l’avvocato Ruben Ribichini – è sono felice per questa assoluzione con formula piena avvenuta in primo grado».

Il pm Alessandro Piscitelli aveva, invece, chiesto una pena di 21 anni di reclusione, entità condivisa anche dal legale della famiglia della vittima, l’avvocato Giovanni Lanciotti. «Il mancato ritrovamento dell’arma del delitto e l’assenza di una ricostruzione del movente – ha spiegato l’avvocato Lanciotti all’uscita dall’aula – hanno pesato come macigni sulla scelta della Corte. Ora aspettiamo di esaminare le motivazioni della sentenza per poi presentare un eventuale ricorso in appello».

La parte civile, così come la pubblica accusa, sulla base degli esiti dell’autopsia e degli elementi raccolti in casa della vittima, aveva sempre sostenuto la tesi del delitto. A rafforzare l’ipotesi degli investigatori le contraddizioni emerse durante gli interrogatori e i diversi tentativi messi in atto dalla 54enne kazaka per cancellare le tracce del presunto omicidio: il vestito sporco di sangue ritrovato in un’altra stanza, la richiesta d’aiuto scattata circa tre ore dopo il decesso, i riscaldamenti accessi alla massima potenza per ritardare il raffreddamento del cadavere. Insomma, c’era la convinzione che la badante, inizialmente, fosse stata presa dal panico e poi avesse riacquistato lucidità, e avesse quindi effettuato le manovre necessarie per confondere le acque. Gli inquirenti avevano sospettato della donna fin da quel maledetto martedì dell’anno scorso e, una volta escluse le cause naturali e appurato che a provocare la morte della 94enne era stato il colpo subìto alla tempia, avevano ricostruito un preciso puzzle. Il rinvenimento del cadavere c’era stato la notte del 21 maggio scorso, dopo che la 54enne kazaka aveva chiesto aiuto ad una vicina, ma il medico del 118, al suo arrivo, aveva subito notato la ferita alla tempia dell’anziana e aveva avvisato i carabinieri. Poi l’aggressione ai militari da parte della badante e il racconto di un gesto autolesionistico con le forbici da parte dell’anziana, avevano subito complicato la situazione dell’indagata.

Sembrava delinearsi una condanna annunciata, invece il pronostico è stato completamente ribaltato.

Fabio Castori