La grazia di Frate Marcellino: "Così il mio piede è guarito"

Paolo Pignotti non riusciva più a camminare

Paolo Pignotti non riusciva più a camminare

Paolo Pignotti non riusciva più a camminare

Fermo, 3 marzo 2015 - Avrebbe dovuto essere una festa in stile francescano quella organizzata nel convento dei frati cappuccini di Fermo per ricordare Fra Marcellino da Capradosso nel centenario della morte. Invece la grande devozione, l’aver saputo di una recente guarigione hanno aumentato la presenza dei fedeli. La chiesa era stracolma all’inverosimile. Ben quattro i pullman, più tante auto private al seguito giunte da Pagliare, Montemisio, Capradosso, San Benedetto.

Si è iniziato con il concerto della corale fermana che porta il nome di Fra Marcellino, diretta dal maestro Stefano Corsi. È seguito il rosario presieduto dalla terziaria francescana Teresa Belà e poi la solenne celebrazione presieduta da don Pietro Orazi, vicario generale dell’Arcidiocesi di Fermo. Il promotore della causa di beatificazione di Fra Marcellino è padre Umberto Galassi del convento di Fermo ed è lui che ci ha messo in contatto con Paolo Pignotti e sua moglie. Pignotti è guarito dal diabete che gli stava consumando un piede, non camminava più, aveva forti dolori. È un uomo magro, alto, cordiale, distinto e non dimostra i suoi anni. Anche sua moglie è contenta di esternare la sua gioia. Sono giunti a Fermo mescolati con gli altri pellegrini in perfetto anonimato, quasi mimetizzati.

Per ricevere una così bella guarigione è certamente uomo di grande fede... «Non direi proprio, anzi – risponde Pignotti –. Ho certamente ricevuto i sacramenti, li ho fatti impartire alle due mie figlie, ma non ero un cattolico praticante. Andavo in chiesa solo in determinate occasioni e magari qualche volta alla messa nella notte di Natale».

Ora? «Ora mi comporto allo stesso modo: prendo atto di quello che mi è capitato di buono, aiutiamo nel sociale, ma la mia fede è sempre un po’ scarsa. Però mi sento fiducioso, sento dentro di me la gioia, la voglia di godermi la vita, perché sto bene e non avverto nessun dolore al piede, prima accusavo un dolore insopportabile e più volte avevo chiesto ai dottori che me lo amputassero».

Ma allora perché proprio a lei questa guarigione che sa di miracolo? «Padre Umberto mi ha detto che Dio vuol dimostrare la sua bontà anche alle persone poco innamorate di Lui, tutti sono suoi figli». «Due volte al giorno dovevamo portare mio marito all’ospedale di San Benedetto – racconta la moglie – perché doveva farsi un’iniezione per il diabete. Giravo per Pagliare, Castel di Lama, San Benedetto, Sant’Omero e qualche paese vicino spingendo la carrozzella con sopra Paolo, peraltro dolorante. Ora ritorno negli stessi luoghi, negli stessi ospedali per controlli e la gente ci guarda meravigliata, stupita, molto contenta e noi a spiegare della guarigione ottenuta per grazie ricevuta da Fra Marcellino da Capradosso, al quale mio marito si era affidato».

Padre Umberto, possiamo parlare di un miracolo? «No, i miracoli sono altra cosa, sono eventi che si vivono all’istante, questa è una grazie ricevuta da Fra Marcellino, al quale Paolo si era affidato dopo che l’infermiere Piero Angelini gli aveva fornito un santino con la preghiera. Certamente questo potrebbe accelerare la causa della sua beatificazione».