«Faccia a faccia con sei lupi, ma non ho avuto paura»

Amandola, il racconto del londinese Oliver Say. Avvistamento tra San Ruffino e Villa Conti

Lupi avvistati ad Amandola (foto d’archivio)

Lupi avvistati ad Amandola (foto d’archivio)

Amandola, 4 marzo 2015 - A TU per tu con i lupi. «Lunedì verso le dieci percorrevo con l’auto la strada che collega San Ruffino a Villa Conti (Amandola). Bella e poco transitata, è adatta alle mie meditazioni. In prossimità di uno scollinamento, ho visto da lontano due grossi lupi fermi in mezzo alla strada, forse un maschio e una femmina. Non sembravano intimoriti dal mio arrivo, ma quando sono giunto a meno di tre metri di distanza, sono fuggiti».

È il racconto di Oliver Say, 36 anni, londinese che si è trasferito ad Amandola da cinque anni. «Sceso dall’auto per osservarli, ho notato una famiglia di sei elementi, che in breve s’è dileguata nel bosco – aggiunge –. Avevo visto altre volte i lupi in quella zona, mai di quelle dimensioni. Non esagero, ma la testa arrivava ad un metro di altezza. Anche il pelo sembrava strano, corto e senza macchie. Comunque molto belli e in ottima salute. Sono sicuro che non erano cani randagi. Non ho avuto paura, perché so che scappano di fronte all’uomo. Avrei voluto fotografarli, ma non ho fatto in tempo. Alla fine ho avvisato la forestale di Amandola, che ha fatto un sopralluogo senza esiti». «Preferisco questa terra all’Umbria – dice ancora il ragazzo –. Amo la natura e la gente che ci abita, sempre gentile e accogliente. In tutto il territorio ho trovato l’ambiente ideale per lavorare. Sono un ingegnere del designer e sviluppo progetti per grandi aziende di tutto il mondo». Nella zona ci sono molti avvistamenti di lupi per la presenza di greggi e per l’abbondanza di cinghiali. Gli abitanti riferiscono di sentire gli ululati quasi tutte le notti. Comunque non occorre spaventarsi. Il lupo, secondo studi recenti, serve all’ambiente naturale per mantenere il suo equilibrio. Il lupo sarà veicolo di un turismo naturalistico già avviato in vari parchi d’Italia e per questo un’opportunità in più per il parco nazionale dei Sibillini. La sua dieta a base di animali domestici è molto limitata; tuttavia, quando arriva ad azzannare le pecore, come succede spesso nella zona montana, suscita rabbia e poca simpatia, scatenando reazioni comprensibili da parte degli allevatori e della gente.

Giorgio Buratti