"A spasso in orario di lavoro", medico dell'Asur a processo

Il dottore, al momento sospeso, era stato pedinato per settimane dai carabinieri

Un medico (Foto di repertorio Businesspress)

Un medico (Foto di repertorio Businesspress)

Fermo, 24 aprile 2016 - Un timbro sul cartellino e voilà, la giornata era tutta in discesa. Perfetta per curare il giardino, fare tappa al bar a leggere il giornale da capo a fondo, girare per banche e assicurazioni. E tanto altro ancora. Tutto ovviamente e rigorosamente in orario di lavoro.

Una pacchia per un noto dirigente medico legale dell’Asur di Fermo, che però ignorava completamente di essere osservato nei suoi spostamenti dai carabinieri del Nucleo operativo.

Il professionista era stato così denunciato alla Procura della Repubblica, sospeso dal lavoro e al termine delle indagini rinviato a giudizio.

Ha preso il via davanti al giudice del tribunale di Fermo, Cesare Marziali, il processo a Fabrizio Leoni, il medico legale di 59 anni finito nei guai nel giugno del 2014. Il dipendente Asur, difeso dall’avvocato Giuseppe Villa, è stato chiamato a rispondere del reato di truffa aggravata e continuata ai danni delle Stato.

Nel corso dell’udienza sono stati ascoltati i testimoni dell’accusa che hanno ricostruito la vicenda. Tra loro anche il responsabile dei cartellini marcatempo.

L’avvocato Villa ha cercato di smontare il castello accusatorio, sostenendo che il suo assistito doveva recuperare ben 470 ore di straordinario che non gli sarebbero mai state pagate e che in quanto dirigente poteva disporne a proprio piacimento. Una tesi che però è stata fermamente respinta dal pm Alessandro Piscitelli.

Tutto era iniziato nel 2014, dopo aver tenuto d’occhio il medico per mesi, quella mattina di giugno, i carabinieri del Nucleo operativo di Fermo si erano presentati nel suo ufficio nella sede dell’Area vasta di via Zeppilli, dove gli avevano notificato il provvedimento di sospensione cautelare dal servizio emesso dal giudice per le indagini preliminari su richiesta del pm.

Gli investigatori durante i pedinamenti avevano scattato centinaia di foto, allestendo un vero e proprio book a testimonianza della condotta del dipendente dell’Asur. Avevano così ricostruito la sua vita parallela a quella professionale, che si svolgeva durante le presunte ore di lavoro. Ecco allora che lo avevano immortalato mentre curava il giardino, faceva tappa al bar a leggere il giornale, girava per banche e le assicurazioni, mentre in realtà dove essere nel suo ufficio come risultava dal cartellino timbrato.