Accusato dai genitori di aver abusato della loro bimba di 6 anni, assolto

Nel processo è emerso che la piccola aveva inventato tutto sul 25enne di Monte Urano

Violenza sessuale su bambina (foto Germogli)

Violenza sessuale su bambina (foto Germogli)

Fermo, 18 dicembre 2014 - Era accusato di aver abusato sessualmente di una bambina di 6 anni mentre si trovava in palestra, ma alla fine è emerso che la piccola aveva inventato tutto. Si è chiuso con l’assoluzione di N.M., un 25enne di Monte Urano, il processo per la presunta violenza sessuale sulla minore. Il giovane, difeso dagli avvocati Francesco De Minicis e Massimo di Bonaventura, è stato assolto perché il fatto non sussiste. Il Collegio penale del tribunale di Fermo ha anche condannato la famiglia della bambina al pagamento di una somma simbolica di 100 euro, come risarcimento danni per l’ingiusta accusa. Soddisfatti all’uscita dall’aula i genitori, l’imputato e i suoi legali. «Finalmente – ha commentato l’avvocato Di Bonaventura – il nostro assistito è uscito da un terribile tunnel, che stava percorrendo ingiustamente da tre anni». De Minicis ha invece ribadito l’importanza del risarcimento simbolico: «Non volevamo i soldi, ma solo affermare il principio che non dovesse rimanere la benché minima ombra sul nostro assistito. Era ed è un ragazzo pulito e così deve restare, come ha ribadito la sentenza di piena assoluzione».

Una storia drammatica in ogni suo risvolto, che i giudici hanno cercato di ricostruire durante le varie udienze del processo. Un processo, che, per il delicato tema trattato, si è svolto sempre e rigorosamente a porte chiuse. Il giovane monturanese si è dichiarato innocente fin dall’inizio delle indagini. Una tesi che i difensori hanno cercato di ribadire attraverso un consulente tecnico di parte, che ha controbattuto la perizia della neuropsichiatra infantile incaricata dalla Procura della Repubblica. Di tutt’altro avviso i genitori della vittima, che, rappresentati dall’avvocato Maria Gabriella Caliandro, si sono costituiti parte civile.

L’udienza più calda era stata la penultima, quando la pubblica accusa e la parte civile, avevano fronteggiato la difesa a volte anche duramente. Alla fine il pm, dopo la sua requisitoria, aveva chiesto una pena di tre anni di reclusione. Il fatto risale al 6 agosto del 2011, data in cui la bambina si reca in una palestra vicino casa per restarci una ventina di minuti. Quando fa rientro nella sua abitazione, chiede alla mamma di accompagnarla in bagno e, mentre il genitore si avvicina nuovamente per pulirla, si accorge della presenza sulle mutandine di una sostanza giallastra. La donna crede si tratti di liquido seminale e si fa raccontare dalla figlioletta cosa sia accaduto. La famiglia della bambina presenta denuncia, scattano le indagini e la piccola viene sottoposta a visite specialistiche. Viene però appurato che il liquido rinvenuto è soltanto una sostanza biologica prodotta dalla bambina e non sperma. E’ la svolta che segnerà il processo.