Ciferri e gli ex operai, litigio iniziato al mattino

Alle 8 si erano affrontati in un cantiere di Porto S. Giorgio FOTO La scena dell'omicidio

Il luogo del delitto e le due vittime

Il luogo del delitto e le due vittime

Fermo, 21 settembre 2014 - LA LITE tra Ciferri e i due kosovari era iniziata di prima mattina. Sul doppio omicidio si posa una novità, che potrebbe dare un corso diverso all’inchiesta. Tre ore prima di quei cinque colpi di pistola fatali, l’imprenditore edile aveva già incontrato i due operai vicino a un cantiere di Porto San Giorgio in cui era impegnata la sua ditta. Ne era nata una lite furibonda, rimasta ancorata al piano delle parole. Erano le 8 circa di lunedì 15 settembre. La proprietaria della casa in ristrutturazione racconta di aver visto “due persone con un’espressione aggressiva” avvicinarsi quel giorno al suo cortile. Il costruttore era già lì. Con lui la signora ha scambiato qualche parola, come spesso le capitava dal luglio scorso, periodo in cui erano cominciati i lavori.  «E’ una persona dolcissima, sono veramente sconvolta per quello che è successo» racconta la donna col senno di poi. In quel momento, invece, nulla la turbava. Salvo quei quattro occhi contrariati, accesi sullo sfondo. Forse, sono stati proprio gli sguardi impazienti dei due uomini in attesa a rendere Ciferri particolarmente sbrigativo. Probabilmente, immaginava cosa avessero da dirgli, e non voleva lo facessero proprio davanti alla sua cliente. L’imprenditore, infatti, si è congedato rapidamente ed è uscito sulla strada. Da questo momento si interrompe il racconto della donna, rientrata in casa a sbrigare le faccende quotidiane.  E comincia quello di un altro testimone: «Stavo passando di lì quando la mia attenzione è stata richiamata da delle urla». Erano circa le 8.15. «Un uomo (Ciferri?) era seduto nell’abitacolo della sua auto in sosta con il finestrino abbassato - prosegue - mentre gli altri due gli gridavano contro frasi che non ho capito». «Ho sentito solo le voci di questi ultimi - puntualizza - perché la persona che era nel veicolo rispondeva pacatamente; il ragazzo più scuro di capelli era particolarmente adirato, mentre quello che era con lui interveniva solo di tanto in tanto».  La scena è andata avanti per cinque minuti. Poi l’automobilista ha spezzato l’ennesima invettiva mettendo in moto la vettura e partendo all’improvviso. «A quel punto gli altri due, sorpresi, - aggiunge il passante - si sono messi a parlare in una lingua straniera». «Sono passato loro vicino - puntualizza - e li ho visti in faccia; li ho rivisti venerdì notte al tg regionale e li ho riconosciuti in Mustafà Nexhmedin e Avdyli Valdet». Ma cosa si sono detti Ciferri e i due kosovari tre ore prima dell’omicidio? La proprietaria della casa in ristrutturazione racconta di avere avuto la notizia del delitto dagli operai albanesi di Ciferri che stavano lavorando nella sua proprietà: «Verso le 14 mi hanno detto di dover interrompere l’opera a causa di quanto era successo a Fermo, riferendomi di aver sentito i due kosovari rivolgersi qualche ora prima al costruttore con queste parole: ‘Ci devi pagare’». «Ma questa è la loro versione» precisa prudente la signora, che insiste: «Io non ho sentito niente, so soltanto che da allora non si è più visto nessuno della ditta (la Arcobaleno Servizi di Ciferri Gianluca & C. Sas, ndr) e quello che succederà d’ora in poi resta un mistero». Non è l’unico in questa brutta storia.