Sparò al vicino, ora chiede scusa: "Sono pentito"

Rapagnano, dal carcere Enrico Morelli scrive una lettera al vicino

Fucile, caccia, cacciatore: foto generica

Fucile, caccia, cacciatore: foto generica

Fermo, 29 agosto 2014 - «Sono addolorato, soffro per un gesto involontario, che ha avuto gravi conseguenze su di te e su di me». Chiede scusa Enrico Morelli, l’agricoltore di 26 anni che giovedì 7 agosto ha imbracciato il suo fucile, nella periferia di Rapagnano, e ha sparato al suo vicino di casa, Emilio Sobrini, 67 anni, pensionato. Chiede scusa alla vittima del suo gesto, Sobrini, e lo fa con una lettera che scrive dal carcere di Ascoli Piceno in cui è rinchiuso con l’accusa di tentato omicidio. Morelli ribadisce che non voleva colpire il suo vicino, con cui scrive di essere sempre andato d’accordo, ma che la sua intenzione era di uccidere un serpente che aveva intravisto lì, a pochi metri dall’orto in cui Sobrini stava facendo dei piccoli lavoretti. 

«Un gesto involontario», lo definisce, un gesto, però, che poteva avere conseguenze molto più gravi. Per fortuna la pallottola ha colpito la gamba di Sobrini, che è stato soccorso in tempo e poi operato, un intervento riuscito senza problemi grazie al quale è stato subito dichiarato fuori pericolo. Il 26enne aveva dato la stessa versione anche dopo essere stato fermato dai carabinieri, che lo avevano bloccato mentre cercava di scappare, dopo aver nascosto l’arma (una carabina di piccolo calibro regolarmente denunciata), ritrovata nel giro di un’ora. La lettera è stata recapitata a destinazione dall’avvocato di Morelli, Paolo Cecchetti del foro di Macerata, che ieri, durante una visita al suo assistito l’ha presa in custodia e portata al destinatario.

«Caro Emilio — si legge nella missiva — mi scuso per quanto ti è accaduto, ma non era mia intenzione colpirti, né tantomeno tentare di ucciderti. Ho sparato in maniera incauta a un rettile (una serpe) che si trovava sul muretto che delimita i nostri orti. Purtroppo non mi sono avveduto della tua presenza al di là del muro, perché la visibilità era limitata da alcune piante di vite. Non mi sono accorto che ti trovavi proprio lì dietro, e di certo se ti avessi visto non avrei mai premuto il grilletto. Sono molto rammaricato, il carcere è un’esperienza dura e difficile, in questo periodo ho pensato molto a te, soffro e ho sofferto parecchio per un gesto involontario, che ha avuto queste gravi conseguenze su di te e su di me. Le nostre vite per via di quest’episodio sono cambiate, io sto affrontando questo calvario della detenzione e sono sinceramente pentito. Io e te siamo sempre stati in buoni rapporti, ti ho sempre reputato una buona persona, e per questo ti chiedo perdono, sperando che tu possa accettare le mie scuse». In attesa di ricevere una risposta, se mai arriverà, Morelli dovrà affrontare l’udienza del Tribunale del Riesame di Ancona fissata per il 2 settembre.