Fermo, 12 marzo 2014 - L’appuntamento era per le 15, c’era la consueta riunione di Giunta del martedì. Francesco Trasatti non si è presentato. Nella Brambatti aveva usato toni concilianti, lasciando intuire che il caso che la contrappone al suo vice si stesse per ricomporre e che si aspettava la partecipazione alla riunione del numero 2. Peccato però che la questione sia ancora molto grave e niente affatto risolta. C’è un particolare che il sindaco ha pubblicamente taciuto: Trasatti le ha chiesto un chiarimento, alla presenza del suo partito (Sel), sulle incomprensioni. Perché è da quello che dipende la sua permanenza o meno in Giunta.

Rompendo il silenzio degli ultimi giorni e per evitare che continuassero strumentalizzazioni e verità parziali, Trasatti ha reso pubblica l’ultima lettera inviata alla Brambatti. «Non parteciperò alla Giunta - scrive -, essendo chiaro che lego ogni ipotesi relativa alla mia prosecuzione o meno con questa Amministrazione proprio al colloquio che sto aspettando». Trasatti sottolinea che la questione col sindaco non è un semplice sfogo personale per una dipendente che si vuole sostituire, rimprovera al sindaco che una lettera riservata sia diventata pubblica e vuole sapere per mani di chi.

Considera poi grave che la Brambatti gli abbia risposto in maniera pubblica, violando la natura interna del confronto. Non solo, ma il Sindaco non si sarebbe neanche comportata bene quando ha ricevuto la missiva di Trasatti, “citandone ampi stralci decontestualizzati in una risposta protocollata e, quindi, pubblica, che infatti viene ripresa dalla stampa”. Il vice sindaco precisa poi che solo a quel punto anche lui ha deciso di percorrere la via pubblica, protocollando la seconda lettera inviata alla Brambatti. Nel testo non si dice affatto che lui non si dimette e che è il primo cittadino a doverlo cacciare, ma ben altro. Chiede, infatti, un incontro chiarificatore con il Sindaco, nel più breve tempo possibile, alla presenza di esponenti del suo partito. Non essendoci stata, lui resta in attesa del confronto perché, nella seconda missiva, pone importanti questioni pregiudiziali: la scarsa collegialità, la mancanza di autonomia, la gestione complessiva del personale del Comune. Il caso, dunque, è tutt’altro che chiuso e da personale che era sta diventando sempre più politico.