Prostituzione: processo alla cupola

Associazione di stampo mafioso, in 44 alla sbarra. Tre patteggiano

Prostituzione

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Fermo, 30 settembre 2014 - Saranno processati tutti con rito abbreviato i componenti della multinazionale del crimine di matrice romena sgominata con l’operazione ‘Casa Transilvania’. Operazione internazionale che ha preso il nome dal ristorante etnico considerato il quartier generale dell’organizzazione, a Porto Sant’Elpidio.

Lo ha deciso ieri il gup del tribunale di Ancona durante l’udienza preliminare che sarebbe dovuta durare tre giorni. Alla fine le operazioni sono state semplificate dagli avvocati difensori, che hanno chiesto e ottenuto il rito alternativo, per cui è previsto lo sconto di un terzo della pena, ma con lo svolgimento senza testimoni e solo con le prove fin qui acquisite.

L’udienza è stata fissata per la fine di novembre. Hanno invece patteggiato la pena perché accusati di reati minori: Ionut Catalin Busuioc, 33 anni (difeso dall’avvocato Quadrelli), 2 anni e 2 mesi; Ovidiu Ene, 24 anni (avvocato Invernizzi), 2 anni; Claudiu Iov, 26 anni (avvocato Ciarrocchi), un anno e 10 mesi. Stralciate le posizioni di due latitanti: Marian Bratu e Georghe Alexandro detto Gigi. La Procura distrettuale antimafia di Ancona ha chiamato in causa 44 persone, tra cui il capo della cupola romena in Italia, Paolo Sergio Hosu, detto ‘Il dottore’, difeso dall’avvocato Giovanni Galeota.

«Abbiamo optato per il rito abbreviato — spiega Galeota — perché siamo convinti che non ci sia alcuna associazione di stampo mafioso. Altrimenti perché le prostitute a Porto Sant’Elpidio sono ancora in strada? Perché sono picchiate per regolare i conti? Il mio assistito ha sempre dichiarato di aver fatto da paciere e di non essere il boss di alcuna organizzazione».

Galeota annuncia anche un colpo di scena. «Vedrete — dice — strada facendo ci saranno grosse sorprese». L’operazione era scattata all’alba del 4 aprile, quando i carabinieri avevano eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 26 indagati ritenuti responsabili dei delitti di associazione di tipo mafioso, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, estorsione, lesioni personali, minacce, danneggiamento mediante incendio, falsificazione di documenti, furto e ricettazione, con l’aggravante della transnazionalità del reato e delle modalità mafiose adottate per la commissione di molti reati. Il blitz era scattato a Fermo, Porto Sant’Elpidio, in Liguria, Piemonte, Veneto e Sicilia. L’operazione aveva valicato anche i confini nazionali: in Romania e in Belgio 10 indagati erano stati raggiunti da un mandato di arresto europeo. L’attività investigativa era stata avviata dal nucleo operativo dei carabinieri della Compagnia di Fermo nel 2008 e proseguita dal Ros di Ancona nel 2012, sviluppandosi in direzione di un’organizzazione criminale transnazionale, di matrice romena, operante con modalità mafiose tra Porto Sant’Elpidio, Lido Tre Archi e Porto San Giorgio. L’organizzazione era anche specializzata nei furti: centinaia quelli commessi nelle Marche e nelle regioni limitrofe ai danni di attività commerciali. Nel giro di 24 ore la refurtiva dei colpi era trasferita in Romania mediante corrieri giornalieri. In Romania finiva anche il denaro dell’organizzazione, attraverso delle transazioni con la Western Union Bank.