Porto Sant’Elpidio (Fermo), 25 febbraio 2014 - Hanno un nome e un volto le cinque persone che sabato sera hanno massacrato a colpi di sciabola e katana M.A., il tunisino di 21 anni che si trovava in un’abitazione di via Cinque giornate insieme alla sua fidanzata. I carabinieri della Compagnia di Fermo, con un’indagine lampo, hanno identificato e denunciato, un italiano, tre tunisini e un marocchino.

Si tratta di pregiudicati domiciliati a Porto Sant’Elpidio, di età compresa tra 29 e i 39 anni. I cinque sono accusati a vario titolo di tentato omicidio e lesioni personali. Dalle indagini intanto si sta delineando un quadro leggermente diverso rispetto a quello emerso nell’immediatezza dell’inquietante fatto di sangue. I cinque, infatti, si sarebbero recati nella casa teatro dell’aggressione per questioni legate al traffico di stupefacenti, ma poi la violenta rappresaglia sarebbe scattata a causa della fidanzata della vittima. I tre tunisini, l’italiano e il marocchino, sembra la volessero portar via per poi abusarne sessualmente.

Intanto ieri è spuntato un nuovo testimone che sostiene di aver visto la vittima della spedizione punitiva volare giù dal secondo piano. «Erano da poco passate le 21 e stavo andando al bar — racconta — quando ho visto quel ragazzo precipitare e atterrare sopra una macchina parcheggiata, sfondando il parabrezza. Credo si sia gettato dal balcone per sfuggire ai suoi aggressori, che però lo hanno nuovamente raggiunto e colpito ripetutamente con sciabole, bastoni e katana». I residenti del quartiere sono esasperati per i continui fatti di sangue che si registrano regolarmente.

«Via cinque Giornate è da qualche anno base di spaccio di eroina e noi residenti siamo ormai ostaggio di tossicodipendenti e spacciatori — scrivono —. I pusher vendono droga alla luce del sole fino dal primo pomeriggio. Il ragazzo vittima dell’aggressione e la sua fidanzata non abitavano nel palazzo, dove poi è proseguito il fatto di sangue, ma erano nell’appartamento di un noto tossicodipendente. L’aggressione è iniziata in casa per poi proseguire in strada e infine nei garage sottostanti. In questo appartamento due settimane fa c’è stata un’altra rissa finita a coltellate e i feriti sono stati portati via in ambulanza». È un appello accorato quello che viene lanciato alle istituzioni. «Siamo costretti a guardarci le spalle ogni volta che usciamo o rientriamo casa e andiamo a lavorare col pensiero che i nostri figli e anziani rimangono da soli — dicono ancora i residenti —. Chi di dovere intervenga per porre fine a tutto questo».

Fabio Castori