Porto Sant'Elpidio (Fermo), 20 aprile 2014 - ‘Casa Transilvania’, il ristorante etnico gestito da Paulo Sergio Hosu, il capo della cupola romena sgominata dai carabinieri, non era solo il quartier generale dell’organizzazione che teneva sotto scacco la costa, ma anche un luogo frequentato da noti imprenditori della zona per trascorrere serate trasgressive all’insegna del sesso e della cocaina.

Hosu, infatti, aveva creato nel piano sottostante un privé super-esclusivo, dove i clienti vip potevano trascorrere il dopocena con ragazze bellissime e selezionatissime, pronte a concedere prestazioni sessuali di ogni tipo. Il locale, riservato soprattutto ad imprenditori e persone importanti, era una sorta di bunker impenetrabile controllato dagli scagnozzi di Hosu, che garantivano la massima riservatezza e si occupavano anche di procurare la cocaina per i clienti.

La cosa però non è sfuggita ai carabinieri, che stavano tenendo d’occhio il ristorante e hanno documentato tutte le frequentazioni nel lasso di tempo compreso tra il 2012 e il 2014, prima di far scattare il blitz. 

Così nei filmati girati e nelle fotografie scattate dai militari della Compagnia di Fermo, compaiono personaggi influenti del mondo dell’economia locale e anche di quello istituzionale, che entrano all’ora di cena ed escono dal locale a notte fonda. Erano questi vip che tra fiumi di champagne e (sembra) di cocaina movimentavano le serate hard e i festini che si svolgevano nel privé-bunker di ‘Casa Transilvania’.

Dei frequentatori del locale, alcuni sono stati già sentiti dagli inquirenti; altri saranno ascoltati come persone informate sui fatti. È emersa così un’attività sotterranea che movimentava ingenti somme di denaro e che Hosu e la sua organizzazione utilizzavano per tenere i contatti con persone influenti.

I carabinieri hanno anche scoperto che Hosu, prima di prendere il soprannome di ‘dottore’, era conosciuto negli ambienti malavitosi come ‘l’ingegnere’ per la sua competenza nel mondo dell’informatica, dell’elettronica e la sua abilità nella clonazione di carte di credito e bankomat, maturata nel mondo militare romeno.

Insomma, un leader sia sotto l’aspetto conoscitivo della materia che per il suo temperamento, il quale l’aveva portato ad essere il numero uno della mafia romena in Italia. Sulla costa marchigiana si era fatto largo a suon di violenza, una scalata lunga dieci anni e più. Nel 2001, clandestino, fu arrestato all’Hotel House di Porto Recanati dopo le denunce di due suoi complici, i ‘soldati’ di una banda specializzata nei furti.

Fabio Castori