Omicidio di Terni, uccise con un vetro: trent’anni di carcere

Condannato il marocchino autore del delitto davanti a un locale. Viveva a Fermo con la madre

Amine Aassoul, condannato per l'omicidio di David Raggi a Terni

Amine Aassoul, condannato per l'omicidio di David Raggi a Terni

Fermo, 30 settembre 2015 - Trent'anni di reclusione per omicidio volontario. E’ questa la pena inflitta dal giudice di Terni ad Amine Aassoul, il marocchino di 29 anni che viveva a Fermo con la madre, accusato di aver ucciso il 27enne David Raggi nella notte tra il 12 e il 13 marzo scorso, colpendolo con un vetro alla gola davanti ad un locale notturno ternano.

Il giudice ha accolto in toto le richieste presentate dal pm nel corso del processo con rito abbreviato che si è svolto ieri. La sentenza è stata letta in aula dopo una camera di consiglio di circa due ore, alla presenza dell’imputato, del fratello di David, Diego, di altri parenti, di alcuni amici della vittima e dei due poliziotti testimoni dell’omicidio. «È una piccola vittoria - ha dichiarato Diego Raggi dopo la condanna - non solo per la nostra famiglia, ma per tutta l’Italia».

Aassoul, che non conosceva la vittima ed era ubriaco al momento dell’omicidio, era stato espulso dall’Italia nel 2007, per poi fare ritorno nel maggio 2014, chiedendo asilo politico. La richiesta era stata però respinta prima dalla commissione territoriale di Siracusa poi dal tribunale di Caltanissetta, la cui pronuncia era però arrivata dopo l’omicidio. Sul 29enne pendeva comunque anche un cumulo di pena per vari reati. Aassoul, infatti, era già stato arrestato dai carabinieri e dalla polizia di Fermo per ben tre volte negli anni scorsi. Il 29enne, definito dagli inquirenti un violento dedito all’uso di alcol e cocaina fin da quando era appena maggiorenne, era stato espulso dal questore di Ascoli Piceno ed era stato rispedito in patria proprio a seguito dei crimini commessi.

Il marocchino era il componente della banda degli scippi, che, circa sette anni fa, aveva terrorizzato le vecchiette di Fermo e Porto San Giorgio. Aveva messo a segno decine di rapine, tra cui quella avvenuta nella chiesa di San Giorgio ai danni di don Davide Veccerica. In quell’occasione aveva aggredito e picchiato violentemente il sacerdote, per poi impossessarsi del denaro. Il giovane, ironia della sorte, era stato arrestato per ben due volte dagli uomini del Commissariato di Fermo, allora diretto da Giuseppe Taschetti, lo stesso che, ora a capo della squadra volante di Terni, lo aveva fatto finire in manette subito dopo l’omicidio.