Bimbo down non può tornare a casa con il fratello. Colpa delle leggi

Circolari e leggi negano 700 metri da fare insieme. La rabbia dei genitori

Due bambini

Due bambini

Fermo, 30 aprile 2016 - Paolo sorride. Paolo nuota e vince, gioca col tablet, Paolo ha gli amici e ama andare a scuola. Paolo ha la stessa vita a ostacoli di tutti noi, solo che lui la affronta con un cromosoma in più, quello della sindrome di Down.

Lui però non vuole essere considerato diverso, vive a Monte Urano con i genitori e i quattro fratelli più grandi, è in prima media, dice con orgoglio. La sua è una storia strana, una vicenda che è finita con la decisione di mamma e papà di cambiargli scuola, di portarlo a Sant’Elpidio a Mare, perdendo la vicinanza col fratello Nicola, che a Monte Urano frequenta ancora la terza media.

Tutto è cominciato, secondo il loro racconto, proprio all’inizio della prima media, Paolo amava tornare a casa per mano col fratello Nicola che sa come guidarlo e intanto gli appoggia baci sulla testa per farlo sentire sicuro. Fanno in tutto 700 metri e non corrono alcun rischio che altrimenti mamma e papà non li lascerebbero.

Pare però che quell’autonomia che Paolo si è conquistato a fatica lui non possa averla, ci sono leggi, circolari, indicazioni ministeriali e diavolerie varie che gli impediscono quei 700 metri di soddisfazione. Carte che Paolo fa fatica a capire, ma che i suoi genitori hanno capito benissimo, hanno continuato a lottare, hanno chiamato in causa il garante dell’infanzia, hanno chiesto incontri, discussioni, confronti.

Tutto vano, è finita che il papà di Paolo si presentava ogni giorno davanti alla scuola per prendere i figli, per poi lasciarli andare per quei famosi 700 metri guardandoli da lontano, per non far sentire Paolo discriminato e diverso. Poi però anche dentro la scuola il clima è cambiato, a malincuore i genitori hanno scelto di allontanarlo dai suoi amici e dal suo ambiente per portarlo in un’altra scuola dove ha di nuovo ricominciato da capo, a fatica, con emozione e con dispiacere.

La mamma di Paolo non parla di resa, dice solo che per la serenità dei ragazzi, anche di quella di Nicola che è ad un passo dagli esami, era necessario fare così ma che la ferita resta, il dispiacere pure.

Intanto Paolo continua a sorridere, il tablet è pieno di giochi e di comunicazioni, a nuoto fa il pieno di medaglie e di vittorie. Paolo vive, come tutti, perché lui è uguale a tutti, ricco di una grande famiglia e di quel bacio sulla testa che Nicola è in grado di dargli.