Fermo, 15 agosto 2013 -  UN ATTIMO prima c’è confusione e una folla disordinata, figuranti tra la gente, armati e dame confusi tra turisti e fermani. È un attimo soltanto e poi tutto miracolosamente si compone e si forma un corteo infinito. Da piazzetta e fino in piazza grande, per arrivare poi al duomo, per l’omaggio a Maria Assunta, il saluto all’arcivescovo Conti, l’abbraccio della città. È andata in scena con la consueta intensità la sfilata sotto le stelle del Palio dell’Assunta: tantissimi i giovani, tantissime le persone che ancora una volta hanno ammirato, fotografato, commentato abiti e dettagli. Il via dopo gli ultimi ritocchi alle 21.15, in testa al corteo i cavalli della polizia di Stato e poi una dopo l’altra le contrade che hanno lavorato, messo a punto abiti, costruito un corteo che racconti la storia delle contrade fermane. Il sindaco Nella Brambatti ha accolto le contrade in piazza, addosso l’abito realizzato dagli studenti dell’Ipsia, con la delegazione della municipalità, gli assessori Fortuna, Calcinaro e Montanini, i consiglieri comunali Giampiero Gallucci e Sebastiano Bernetti. E poi, la delegazione di Petritoli, con il sindaco Luca Tomassini, prima del gruppo di Acquaviva e di Grottazzolina.

LA PRIMA contrada, Campolege, con il Palio vinto lo scorso anno, l’omaggio a Max Alessandrini, capitano d’arme per anni e la sua spada che ancora è presente al Palio. Le contrade ognuna con le proprie specificità, le barche, la lana, le pezze, il pane, i velluti e i broccati, la ricchezza dei nobili e la dignitosa povertà dei popolani, con i bimbetti al seguito a saltare e giocare, scalzi, oggi come allora. Una regia impeccabile, curata da Oberdan Cesanelli. Le contrade hanno compiuto un grande sforzo nella cura dei dettagli, scarpe, oggetti, perché tutto fosse come nel cuore del Medioevo. Ed è bello vedere che non passa l’entusiasmo di giovani e giovanissimi, a portare bandiere, a suonare tamburi, a tenere vivo nel cuore il senso di appartenenza alla città e ai colori della contrada, per una manifestazione che è qualche cosa di più di un intrattenimento per turisti, è la storia stessa di Fermo che vive e resta viva per sempre. La descrizione di abiti e personaggi era affidata quest’anno alla voce di Gaia Capponi. Tra i figuranti è comparso quest’anno anche un falcone, oltre alla pecora dei lanai di Capodarco, che disciplinata se ne andava dritta per la strada del corteo, su fino alla cattedrale. E in alto, la preghiera più alta, vicino al cielo di agosto, l’omaggio alla patrona della città per propiziare la vittoria oggi, sul campo di gara, dentro una Fermo piena di colori e di voci, di un entusiasmo che torna dal passato.

Angelica Malvatani