Traffico di droga nel Fermano: giallo dietro il maxi sequestro

I carabinieri indagano su un legame con la strana morte di un 35enne

Militari in azione e, sopra, Rezerat Begolli

Militari in azione e, sopra, Rezerat Begolli

Fermo, 2 luglio 2015 - Si tinge di giallo il maxi sequestro di hashish e cocaina effettuato venerdì scorso dai carabinieri. Uno dei tre pericolosi pregiudicati albanesi arrestati, Rezerat Begolli, è il fratello del 35enne che, il 9 giugno scorso, è stato trovato morto nel suo appartamento di Porto Sant’Elpidio con un colpo di pistola alla testa. Quell’episodio, che a tutti era sembrato un suicidio, ora apre scenari inquietanti sulla dinamica della morte di Endrit Begolli, sulla sua attività e sulle eventuali cause che lo avrebbero condotto al suicidio (se di suicidio si tratta).

I militari del comando provinciale di Ascoli Piceno, che indagano sulla vicenda, hanno scoperto che i fratelli Begolli operavano insieme nel mondo del traffico di stupefacenti e che le cause del tragico decesso potrebbero essere strettamente collegate alla loro attività. Tutto è tenuto nel più stretto riserbo, ma sono tanti i quesiti a cui gli investigatori stanno tentando di dare una risposta. Cosa può essere accaduto? Se si è trattato di suicidio, perché un giovane in ottima salute psicofisica avrebbe dovuto togliersi la vita senza dare spiegazioni e senza un motivo apparente? Il sequestro di 33 chili di hashish e tre etti di cocaina, effettuato venerdì dai carabinieri, dimostra che i fratelli Begolli e gli altri due arrestati, Ervis Hasaj, 32 anni, e Shpetim Luzi ,40 anni, entrambi residenti a Porto Sant’Elpidio, non erano dei semplici pusher, ma trafficanti di alto rango. Trafficanti che oltre a muovere chili di droga a livello internazionale, trattavano somme di denaro milionarie. Allora cosa ci può essere dietro la tragica morte di Endrit Begolli? Potrebbe essersi trattato di un omicidio mascherato da gesto estremo? I militari dell’Arma, intervenuti quella mattina nell’appartamento di via Solferino, nel quartiere Faleriense, avevano rilevato quel decesso con tutte le prassi di un omicidio, ma alla fine (questa la versione ufficiale) avevano parlato di un gesto estremo.

Nell'abitazione all’interno di una palazzina residenziale in cui vivono 12 famiglie, il giovane era stato trovato riverso supino sul letto in un lago di sangue. Un mistero la sua morte, ma gli inquirenti sapevano molto di più, perché lo tenevano d’occhio da tempo ed erano da settimane pronti a far scattare l’operazione antidroga che ha portato ad uno dei più ingenti sequestri di sostanze stupefacenti degli ultimi dieci anni. Le indagini continuano e l’impressione è che, quella scoperta la scorsa settimana, sia solo la punta dell’iceberg di un’organizzazione criminale molto più vasta.