Mercoledì 24 Aprile 2024

Caso Aldrovandi, «Chiederemo la revisione: lo Stato pagò 2 milioni per coprire un protocollo sbagliato»

L’avvocato Zincani: «Ecco l’atto top secret. La revisione? Può essere»

La targa per Federico Aldrovandi (Foto Businesspress)

La targa per Federico Aldrovandi (Foto Businesspress)

Ferrara, 30 gennaio 2015 - Quindici pagine depositate l’altro giorno nel fascicolo della Corte dei Conti con «il vero motivo per cui lo Stato italiano ha sbrigativamente risarcito la famiglia Aldrovandi con 2 milioni di euro». Un documento segretissimo, «ottenuto con sforzi immani» dall’avvocato Marco Zincani, che davanti ai magistrati amministrativi ha rappresentato i poliziotti Pontani, Pollastri e Forlani, condannati assieme alla collega Segatto, con sentenza definitiva, a 3 anni e mezzo per l’omicidio Aldrovandi.

«Il Viminale – spiega oggi il legale – pagò per non aprire una finestra imbarazzantissima sull’aggiornamento del protocollo relativo alle tecniche di contenimento. Un atto pubblico – aggiunge – che ho avuto grazie a varie insistenze e azioni nei confronti dell’amministrazione statale e che getta nuova luce sul fatto storico e che, quando verrà reso noto, potrà riaprire tanti casi, da Aldrovandi a Magherini (morto nella notte tra il 3 e 4 marzo 2014 a Firenze durante un arresto dei carabinieri, ndr) fino a Rasman (morto a Trieste il 26 aprile 2006, ndr)».

L’atto, come anticipato, è stato depositato mercoledì davanti alla Corte dei Conti, chiamata a pronunciarsi sul merito della richiesta di 1 milione e 870mila euro quale copertura del danno erariale, a carico dei quattro poliziotti, che lo Stato avrebbe avuto risarcendo nel 2010 la famiglia di Federico. «Una cifra esorbitante, senza senso, comprensiva di migliaia di euro di spese legali», sottolinea Zincani il quale torna sulle 15 pagine segrete: «Il protocollo utilizzato dagli agenti è sbagliato e il documento ufficiale, firmato dal ministero dell’Interno il 14 settembre 2014, lo dice chiaramente. Il pagamento dei 2 milioni – tuona – non dipese, dunque, dall’azione dei quattro, ma dal fatto che lo Stato doveva riaddestrare tutte le forze dell’ordine e aggiornare il protocollo sulle tecniche di contenimento. E ciò avrebbe comportato esborsi ben più enormi di quella cifra. Per questo pagò preferendo sacrificare i quattro agenti». Il documento verrà reso pubblico dopo la sentenza della Corte dei Conti attesa tra 15 giorni. «Chiedere la revisione del processo? – conclude – Ci stiamo pensando. Può essere, non lo escludiamo».