Azienda ospedaliera e Usl, direttori generali subito al lavoro: "Integrazione e liste d’attesa"

Carradori rassicura: "L’Area Vasta a Ferrara non significa fusione"

I nuovi direttori generali dell’Azienda Ospedaliera e dell’Azienda Usl (foto Businesspress)

I nuovi direttori generali dell’Azienda Ospedaliera e dell’Azienda Usl (foto Businesspress)

Ferrara, 3 marzo, 2015 - Un conto è vedere le cose col telescopio, altro è doverle osservare ora con il microscopio...». Cambio radicale di prospettiva, per il neo direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Tiziano Carradori; ieri l’insediamento ufficiale a Cona, e la conferenza stampa congiunta di presentazione con Paola Bardasi, successore di Paolo Saltari all’Azienda Usl. Un bacio di cortesia all’ingresso in Aula Arlotti, ed una parola d’ordine che riassume il mandato esplicito della Regione: «Integrazione – dice la Bardasi –, in quel termine c’è tutto. L’attenzione massima ai pazienti, il rigore nelle economie sanitarie». Che dovranno riguardare però «le attività tecniche, la burocrazia, la riorganizzazione delle sedi – prosegue la Bardasi –, da ciò potremo ricavare somme importanti per le attività sanitarie». E per intervenire, prioritariamente, anche sulle liste d’attesa, una delle criticità del nostro territorio: «Ma in questi mesi abbiamo registrato un lieve miglioramento nelle 28 branche critiche evidenziate dai protocolli», rassicura la Bardasi.

Ugualmente impegnativo il compito di Carradori. Fisico da fantino, rispetto alla corporatura da basket del predecessore Rinaldi, l’ex direttore generale dell’assessorato regionale alla Sanità si cala subito sul punto: «Vorrei fugare i timori sul significato dell’Area Vasta, ho già letto dichiarazioni preoccupate – afferma –; non è il preludio alla concentrazione, anche se pensare di essere sempre autonomi spesso è l’anticamera del fallimento. Per Ferrara, com’è stato nella mia esperienza in Romagna, significa razionalizzare funzioni amministrative e di supporto, com’è stato per la centrale del 118 o può essere per il laboratorio analisi. Non si deve parlare perciò di fusione ma di sinergia, per evitare di spendere soldi in attività che non riguardano l’assistenza e la ricerca». A proposito di soldi, cruciale il confronto con Prog.Este «sulla rinegoziazione dei contratti di gestione; i costi sono superiori ad altre strutture – prosegue Carradori –, Rinaldi ha ben avviato un confronto serrato ed io non ho alcuna riserva a proseguire la verifica dell’adeguatezza dei contratti». Senza timori di scontri: «Non è questione di litigi o altro, ma di corretto utilizzo delle risorse pubbliche – incalza il neo direttore generale –; si possono commettere errori, in buona fede, da una parte e dall’altra. Ci sono poi diritti e doveri, ma nella mia valutazione sarò attentissimo. E pronto, nel caso, ad arrivare fino al presidente della Repubblica...».

Per Bardasi  tra i primi scogli c’è ovviamente quello di Comacchio: «Il San Camillo ha già assunto la connotazione di Casa della Salute – evidenzia –, quanto esula dal progetto già in campo lo valuteremo in sede istituzionale ma gli eventuali problemi di ordine pubblico non sono miei, io devo attuare il miglior progetto a favore della comunità». Ed in nome della integrazione, anche la caccia alla mobilità passiva: «Un 7% di ricoveri è nelle vicinissime strutture del Veneto – conclude Carradori –, siccome non penso che si tratti di un capriccio dei ferraresi, dobbiamo potenziare l’accessibilità delle nostre strutture».