"A Linea Verde un omaggio alla mia Ferrara"

Il presentatore Ivan Bacchi condurrà una puntata sulla città estense

Ivan Bacchi su una mongolfiera

Ivan Bacchi su una mongolfiera

Ferrara, 29 aprile 2016 - È un gran giorno per Ferrara, protagonista della puntata su Linea Verde Orizzonti di oggi che andrà in onda intorno alle 11,20. Una puntata ancora più preziosa, perché a presentare il programma di Rai 1 è Ivan Bacchi, ferrarese d’origine, che dopo tanti anni ritorna nella sua città con la collega Chiara Giallonardo.

Così ritorna a Ferrara, dopo vent’anni…

«Mi sono speso tanto per portare Ferrara in trasmissione, volevo farle un omaggio, dirle ciao».

Che ricordi ha della sua città natale?

«Giocavo nella Spal giovanile, ero un portiere ma a causa di un infortunio mi sono dovuto fermare. A 19 anni mi sono trasferito a Bologna, dove ho scelto il teatro formandomi all’Accademia Galante Garrone, e poi a Roma, dove mi ha preso Ozpetek per Le fate ignoranti e La finestra di fronte. Come film ho fatto anche Tre metri sopra il cielo e poi molta tv. Nel frattempo mi sono laureato in scienze politiche e ho provato in Rai».

I sogni, dunque, si avverano?

«Sempre andato a bussare, sono l’espressione tangibile che questa modalità funziona ancora. Adesso sono in Rai, abbiamo già realizzato 32 puntate. Rispetto all’attore, come conduttore emerge di più quello che sei, viene fuori la tua personalità».

Parliamo di Ferrara, cosa vedremo nella puntata di oggi?

«Il nostro viaggio in città inizia e finisce su una mongolfiera, per ricordare il Balloons Festival. Con Roberto Pazzi, che declamerà l’incipit dell’Orlando Furioso, andiamo in Biblioteca Ariostea a scoprire la tradizione letteraria da Ariosto e Bassani. L’architetto Carlo Bassi ci conduce in un percorso rinascimentale, raccontando l’addizione erculea rossettiana, corso Ercole I d’Este e palazzo dei Diamanti. Con un’esperta di segreti, scopriremo Marfisa d’Este. Passiamo poi a raccontare la parte più innovativa, facendo visita al consorzio Grisù».

A proposito di Ariosto: in 500 anni, cosa è cambiato a Ferrara?

«Ha avuto un passato talmente glorioso, che credo si sia un po’ perduta. D’altronde, il fatto di essere rarefatta, un po’ sospesa, è tra le sue caratteristiche. Non a caso fu la città di De Chirico e di Antonioni».

Rispetto alla puntata, cosa non è riuscito ma avrebbe voluto raccontare?

«Mi sarebbe piaciuto parlare di più della sera, l’aperitivo, la vita delle persone. Se mi affidassero un programma, racconterei la vita di una città all’interno di una giornata. Credo sia il modo migliore per far uscire un luogo. E poi avrei raccontato i Buskers, quando la città risplende ed è in festa».

Degli spunti per migliorare la città dove è nato?

«Se non il mare, ci porterei un lago o le montagne per spezzare l’orizzonte. Metaforicamente, ci porterei più apertura. Non che Ferrara non sia accogliente, ma i suoi abitanti spesso vedono questa terra come un destino ineluttabile, le sono attaccati ma pochi dicono di amarla».

Come Bassani, per descriverla bisogna ‘uscirne’? Oltrepassare le sue mura?

«In effetti, da quando sono via, me la apprezzo molto di più. Forse ci tornerei, ma più in là con gli anni. A quarant’anni preferisco vivere in una metropoli. Anche se vado sempre negli stessi posti, l’importante per me è sapere che ho un’alternativa».

Da ex portiere, un commento sulla Spal è dovuto.

«Per molto tempo, alla mattina dopo la partita andavo a sfogliare il giornale, e non la trovavo quasi mai tra le vincenti. Quest’anno che non ci guardavo più con tanta attenzione, ho scoperto in ritardo che si è aggiudicata la promozione in B. E qui lo dico: se la Spal va in A mi trasferisco a Ferrara per sei mesi». E nel frattempo?

«Nel frattempo faccio una ricerca tra gli stadi in B vicini a Roma, così ogni tanto me la vado a vedere».

Anja Rossi