Sì ai migranti cum grano salis

Ferrara, 5 luglio 2015 - Sono sinceramente ammirato - e lo dico senza ironia alcuna - per il modo in cui il ‘sistema Ferrara’ sta gestendo l’emergenza profughi. Una rete di solidarietà ben organizzata, infatti, poggia su solidi valori e sul terreno fertile di una politica dell’accoglienza ben sedimentata negli anni. Le nostre inchieste nei cosiddetti ‘hub’ ma anche le interviste al prefetto, all’assessora Sapigni e agli operatori delineano il quadro di una eccellenza.

E di questo va dato atto a chi si impegna. Ma il fenomeno è vasto, complesso, destinato ad aggravarsi di ora in ora. E da Bruxelles a Roma, arrivando fino a Ferrara, va affrontato con razionale pragmtaismo, evitando la teoria delle ruspe ma anche il fastidioso buonismo salottiero, che dalle mansarde con travi a vista non si mescola con ‘i profughi’ e la complessità della convivenza forzata tra persone appartenenti a culture e tradizioni diverse. Lo sanno bene gli abitanti di Quartesana e Pontelagoscuro, dove insistono due ottimi centri di accoglienza, che l’altro giorno hanno espresso dubbi, paure e anche malumori. Tutti razzisti? Non credo. «Non ci sono limiti agli arrivi», ha specificato giustamente il prefetto Tortora. E Ferrara, con l’Emilia, farà la sua parte. Ma lo si faccia ‘cum grano salis’, con discernimento, senza ideologia (mettere Negri contro don Bedin è ridicolo), tenendo conto dei diritti di chi arriva (un tetto dignitoso, cibo e servizi) ma anche di chi sta qui.