Ferrara, 25 marzo 2010 - Se sorvoliamo in aereo Renazzo, si può capire perché le è stato dato il soprannome “New York della Bassa”. Infatti il nostro territorio è organizzato in campi in modo parallelo e ordinato, proprio come le strade di New York. Questa disposizione è stata ideata dalla Partecipanza Agraria grazie alla quale questo territorio è stato reso produttivo attraverso una serie di bonifiche.

Tutto cominciò nel 1200 quando Matilde di Canossa, una vera donna manager dell’epoca, diede all’abate di Nonantola le terre di Pieve di Cento e Cento che donò poi al Vescovo di Bologna. Il Vescovo a sua volta le affidò alle prime sei famiglie, che si trasferirono in questi territori per bonificarli. In cambio dovevano pagare un decimo del raccolto (sistema dell’enfiteusi).


Nel 1460 il Vescovo di Bologna decide di tenersi un quarto del territorio per costruire la Rocca di Cento e, dei tre quarti rimanenti, vennero dati due quinti ai pievesi e tre quinti ai centesi. I contadini diventarono così effettivi proprietari delle terre. I possedimenti furono divisi fra le 90 famiglie originarie con il sistema dei “capi” (porzioni di terreno assegnate a ogni capo famiglia a patto che avesse la residenza in quel comune). Venivano poi ridistribuiti ogni vent’anni. Ciò accade ancora oggi.

Non sempre queste divisioni e ridistribuzioni furono accettate di buon grado dagli interessati: ad esempio, durante le divisioni dei terreni a metà del Quattrocento, un messo del vescovo propose lo scioglimento della partecipanza e i partecipanti, per paura, lo uccisero a Porta Pieve. Nel 1871 la Partecipanza Agraria diventa un ente autonomo gestito da rappresentanti eletti direttamente dai partecipanti.

Si è sempre occupato di assicurare alla comunità un patrimonio che ha garantito il sostentamento e soddisfatto i bisogni essenziali di queste famiglie. Famiglie povere ma tenaci, che hanno dovuto lottare contro i vari tentativi di scioglimento della Partecipanza avvenuti nei secoli a causa di rivoluzioni e governi passati. La partecipanza custodisce un albero genealogico che risale al Cinquecento. Se qualcuno ne fa parte può scoprire i propri antenati: uomini che hanno imparato, generazione dopo generazione, che la solidarietà reciproca è fondamentale per la sopravvivenza e il superamento di tutte la difficoltà.