Carife, il Fondo Interbancario lancia il piano di salvataggio

Operazione da 300 milioni. Azzerate la Fondazione e le azioni

La sede della Carife

La sede della Carife

Ferrara, 26 aprile 2015 - Carife tocca il Fondo. Anzi è il Fondo, quello Interbancario, a proporsi come primo acquirente e gestore unico della banca cittadina; determinato, in base ad una delibera che sarebbe stata approvata mercoledì dal CdA del consorzio presieduto da Salvatore Maccarone e diretto da Giuseppe Boccuzzi, ad investire ben 300 milioni di euro nell’operazione. Il cui primo effetto, comunque, sarebbe quello di azzerare il valore di tutte le azioni e di cancellare anche la stessa presenza della Fondazione presieduta da Riccardo Maiarelli.

Nel piano di salvataggio, i cui dettagli sono stati anticipati ieri dal Sole 24Ore (e che dovranno essere dettagliati, entro un paio di settimane, da complesse procedure tecniche), è previsto infatti che il Fondo Interbancario divenga il socio unico della Cassa di Risparmio. Con i 300 milioni di euro verrebbero azzerate le ‘sofferenze’ e attuato, di fatto, un robusto aumento di capitale. A quel punto sarà più facile, da parte dello stesso Fondo Interbancario, trovare poi un successivo acquirente. L’operazione era stata, in parte, già attuata per Banca Tercas, su cui il Fondo aveva immesso l’anno scorso 265 milioni di euro, lasciando però subito il timone alla Banca Popolare di Bari.

Per Carife sarebbe invece il primo caso in Italia di un intervento così diretto e addirittura esclusivo del Fondo Interbancario – anche se c’è chi ipotizza subito un possibile collegamento con Banca Intesa –, al punto da sollevare dubbi sull’attuabilità dell’operazione. Oltre che da un punto di vista squisitamente normativo, anche nell’ottica della Commissione Europea; a febbraio l’Antitrust, proprio in relazione all’intervento su Banca Tercas, aveva chiesto chiarimenti in merito al fatto che i capitali immessi dal Fondo rappresentassero aiuti di Stato ad un istituto di credito in crisi.

Ma senza allargare lo scenario, restiamo in corso Giovecca (e dintorni). L’operazione, come detto, comporterebbe l’azzeramento della Fondazione: ieri il presidente Riccardo Maiarelli si è trincerato nel ‘no comment’, in attesa di sviluppi. In pratica, a Palazzo Crema dovrebbe essere convocata un’assemblea con due sole alternative: dare parere favorevole all’intervento del Fondo Interbancario, ed a questo punto consegnare tutto il proprio capitale alla nuova proprietà, oppure respingere questa soluzione. Il che comporterebbe però l’immediata messa in liquidazione di Carife.

Anche il valore di tutte le azioni – la cui negoziazione è stata peraltro sospesa già il 18 settembre dello scorso anno – sarebbe automaticamente azzerato, e questo per i risparmiatori appare già come un danno molto rilevante. «Attendiamo di conoscere i dettagli di questa operazione, ma già immaginiamo grandi problemi per la nostra clientela». Mauro Fanan (Dircredito), assieme a Enrico Brandani (Ugl Credito), Luca Dalprato (Fiba Cisl) ed ai rappresentanti sindacali di Cgil e Fabi, è tra il perplesso e l’arrabbiato: «Chiederemo un incontro urgente con i commissari, ma già a caldo non possiamo tacere le nostre forti perplessità. Non siamo mai stati tenuti minimamente in considerazione, né mai informati sugli sviluppi dei contatti evidentemente pilotati da Banca d’Italia».

E se è vero che Giovanni Capitanio e Antonio Blandini – in carica sino al prossimo 27 maggio – non erano tenuti a intrattenere relazioni con i sindacati, le istituzioni, la Fondazione, «alla fine la soluzione calata sul piatto – concludono, in coro, i sindacati – appare come la più brutale per i risparmiatori e per i clienti. Attendiamo i dettagli del piano industriale, ma per favore non lo chiamino salvataggio».