Nuova Carife, Capitanio: "Recupereremo la fiducia con fatti concreti"

Intervista all’amministratore delegato

Giovanni Capitanio, neo amministratore delegato (foto BusinessPress)

Giovanni Capitanio, neo amministratore delegato (foto BusinessPress)

Ferrara, 28 novembre 2015 - «Faremo di tutto perché Carife, oltre che un ottimo marchio, sia un eccellente fornitore di servizi». Giovanni Capitanio, neo amministratore delegato di Carife, tende la mano con una battuta: «Siamo tornati normali».

Ma per gli azionisti e i possessori delle obbligazioni subordinati si è aperto un dramma.

«Ne sono consapevole, ma con umiltà dico che abbiamo fatto tutto quello che era possibile; nulla è stato tralasciato e nessuno, anche sopra di noi, avrebbe potuto impedire quanto è successo. Il parere negativo della Commissione Europea ha imposto questa soluzione, e se fossimo scivolati avanti ancora di qualche giorno la situazione sarebbe diventata critica per tutti i risparmiatori e per i dipendenti».

Una soluzione dolorosa, ma che ha comportato una ricapitalizzazione notevole per la banca.

«Da lunedì abbiamo una liquidità eccellente, e una solidità patrimoniale superiore al 9%. Siamo stati anche liberati dalle sofferenze; ci sono perciò gli strumenti economici per garantire ai clienti una proiezione positiva di lungo periodo».

Recuperare la fiducia non sarà semplice.

«Certo, e non basteranno le parole. Dovremo correre, investire, studiare le migliori opportunità da trasferire in maniera concreta alla clientela: famiglie, piccoli imprenditori, privati, aziende del territorio emiliano».

Le parole non bastano, l’ha appena detto lei.

«Giusto, allora le aggiungo che già lunedì sera abbiamo deliberato 18 milioni e mezzo di euro per i fidi. E deciso di ricondurre a Ferrara il ‘comitato del credito’, per essere rapidi, operativi verso chi chiede linee commerciali».

Sino a domenica è stato commissario straordinario. Che idea ha maturato delle precedenti gestioni di Carife?

«Il passato non mi interessa; non lo dico per cinismo, ma perché adesso c’è l’esigenza di concretizzare il rilancio. Ogni energia, fisica oltre che economica, va spesa in questo progetto. La Nuova Carife ha voglia di far dimenticare tutto quanto, in questi due anni, ho letto sui giornali e su cui, doverosamente, sono dovuto restare zitto».

Si parla già di una vendita imminente della banca, circolano nomi, sigle.

«Mi consenta di restare al mio vero obiettivo, che è quello di recuperare la fiducia che parzialmente è stata incrinata, ricreando condizioni di soddisfazione per la clientela, e la capacità che questa soddisfazione sia trasferita ad altri. Così facendo il valore di Carife non sarà solo numerico, ma anche di prospettiva».

Tornando ai risparmiatori più colpiti, crede che sarà possibile offrire loro qualche forma di compensazione?

«Confido di sì, ma non voglio creare nuove illusioni. Tutti i casi, nel limite del possibile, saranno valutati. Non posso fare un discorso generalista, ma parleremo con i clienti, con le associazioni di categoria, i Confidi, l’ospedale, i Comuni. Faremo capire a tutti che qui, ora, c’è sostanza: il periodo buio è passato, il passo sarà completamente diverso. Da domenica sera idealmente abbiamo indossato tutti le scarpe da tennis, sapendo che il cammino da percorrere è duro».

Lei ha utilizzato una metafora calcistica: Nuova Carife dalla bassa classifica punta ora alla zona Uefa.

«Restiamo umili, sapendo che il limite resta quello dei 40 punti (nel calcio, la soglia per la permanenza in serie A, ndr): ma ora abbiamo i mezzi economici e la volontà di disputare un campionato grintoso. Nel periodo di commissariamento, ho svolto necessariamente il ruolo di difensore, magari fluidificante, ma poco di più. Adesso possiamo andare all’attacco, ma sapendo che vinceremo solo se riusciremo a far squadra, assieme alla clientela ed ai nostri dipendenti, ammirevoli al pari dei sindacati»