Carife, Tagliani attacca la Banca d'Italia

Il sindaco: "E' il vero artefice di questo disastro imprenditoriale"

Il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani (Foto Businnespress)

Il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani (Foto Businnespress)

Ferrara, 30 novembre 2015 - La Banca d’Italia? Il vero «artefice di questo disastro imprenditoriale». La Lega? Pronta a saltare sul «cavallo della protesta quando questo è morto». Il sindaco Tiziano Tagliani entra a gamba tesa sulla travagliata vicenda del salvataggio della Carife e chiama con nome e cognome quelli che secondo lui sono i principali responsabili dello stato attuale delle cose. Le prime bordate sono riservate agli esponenti del Carroccio, in particolare Alan Fabbri, capogruppo in Regione e Fabio Bergamini, sindaco di Bondeno.

«Nella tragedia che Ferrara sta vivendo – ha tuonato il sindaco – le piccole speculazioni di Fabbri e Bergamini danno il segno di quanto poco serio sia l’orizzonte politico della Lega. Non ho replicato a Bergamini perché la lettera l’ha inviata ai giornali prima che a me a dimostrazione di quanto stia loro a cuore la soluzione del problema. Fabbri rabbrividisce? Allora si copra di più perché in effetti è venuto freddo. E mentre si beve una tisana si rilegga i miei interventi sulla stampa quando ci preoccupavamo con i parlamentari di scenari allora apparentemente lontani ed oggi tragicamente attuali, dove era lui? Dove sono mai stati lui, Bergamini, Salvini, i parlamentari della Lega? Assenti totali».

Tagliani, nella sua lunga lettera, si sofferma poi sulla battaglia combattuta a Ferrara in questi mesi sullo sfondo di una «sudditanza del nostro Paese in campo finanziario». Una condizione che secondo il primo cittadino si è concretizzata negli ostacoli messi sulla strada del Fondo di Garanzia Interbancaria cui è stato impedito «di erogare fondi privati per 300 milioni alla Carife: una soluzione meno dispendiosa e più equa per azionisti e obbligazionisti». In questo caos, è la ricostruzione di Tagliani, ad un tratto anche il governo ha alzato le mani. «Ha fatto un pacco unico con altre tre banche – sintetizza – ben più lontane dalla soluzione e maggiormente indebitate. Nel frattempo la Carife ha navigato a vista per quattro mesi senza liquidità». Il tutto in un silenzio di tomba da parte dei principali attori della partita. «Quando ad ottobre lamentavo che le settimane passavano senza riscontri, molti degli attuali strillatori rimasero silenti, compreso, inspiegabilmente, il presidente dell’Abi che ben conosceva la nostra situazione».

È a questo punto del ragionamento che Tagliani punta il dito su quello che secondo lui è il vero ‘burattinaio’ dell’affaire Carife: Bankitalia. L’ente di via Nazionale è ritenuto infatti «vero ed assoluto artefice di questo disastro imprenditoriale con le responsabilità delle pregresse gestioni in bonis. Un ente di controllo tardivo – scandisce il sindaco –, quando non controproducente, privo di trasparenza e di responsabilità verso gli attori sociali di questo territorio: imprese, famiglie e lavoratori». Ma ora, nonostante tutto, per Tagliani è tempo di darsi nuovamente da fare. «In questi giorni – è la conclusione della lettera – valuteremo tutte le ipotesi tecniche di modifica ed impugnazione di quei provvedimenti, senza illudere nessuno, e lo faremo in accordo con Fondazione, Associazione Piccoli Azionisti, con i sindacati e le associazioni dei consumatori. Non smetto di ringraziare chi ci ha provato con tutte le sue forze come Riccardo Miarelli e metterò la mia firma di sindaco e di azionista frodato su qualsiasi atto serio che possa produrre un risultato utile».