Carife, prima causa in tribunale. "Azioni comprate senza una firma"

Udienza fissata a maggio. "Alla mediazione la banca non si presentò"

Il sindaco Tagliani ha incontrato i commissari Carife. Sono giorni caldi per il futuro della banca cittadina

Il sindaco Tagliani ha incontrato i commissari Carife. Sono giorni caldi per il futuro della banca cittadina

Ferrara, 30 marzo 2016 - Sarà la prima causa a sbarcare in tribunale nel post bufera Carife, e per quanto riguarda la vecchia Cassa di Risparmio, grazie all’articolo 702 bis, procedimento speciale sommario, molto snello, che si basa solo su prove documentali.

La data da segnare sul calendario è quella del 19 maggio, ore 10, davanti al giudice relatore Anna Ghedini. «La prima causa ottenuta dopo la mediazione obbligatoria dove Carife non si è nemmeno presentata», spiega l’avvocato Stefano di Brindisi che, con il collega Giovanni Franchi dello studio Bdf, rappresenta la parte offesa. Ovvero, una ferrarese di 51 anni che il 12 agosto 2010 aprì un conto corrente alla Cassa di Risparmio la quale le fece sottoscrivere 9.983 euro in azioni.

«Le dissero – continua il legale – che acquistando quei titoli avrebbe ottenuto benefici. Invece sappiamo come è finita». Dopo aver chiesto e ricevuto dalla banca, non senza difficoltà, tutti i documenti relativi a quelle sottoscrizioni, gli avvocati si sono accorti di ciò che definiscono oggi una palese violazione.

«Il contratto venne siglato dalla nostra assistita ma senza la cosiddetta firma per accettazione. Per questo chiederemo la nullità del contratto generale d’investimento e la restituzione dei soldi. A grappolo poi, nei prossimi mesi, arriveranno decine e decine di altre cause». Ad oggi lo studio segue oltre 100 risparmiatori della vecchia Cassa rimasti gabbati.

«Carife ha eseguito questi acquisti fuori dai mercati regolamentari. Per prima cosa abbiamo chiesto immediatamente tutti i documenti all’istituto che comprovano i rapporti il quale ha 90 giorni di tempo per fornirceli».

In molti casi, precisa Di Brindisi, «però questi atti arrivano all’ultimo momento utile, altre invece ci forniscono documenti che non hanno nulla a che fare con la nostra richiesta. Con quelli, poi, controlliamo la regolarità formale del contratto, caso per caso, e chiediamo la nullità dell’ordine».

Molteplici le mancanze riscontrate fino ad oggi, a partire dalla firma stessa o, peggio, dalla scoperta di una sigla palesemente falsa.«La maggior parte di queste persone – conclude – non sapevano nemmeno cosa stavano per firmare, erano completamente ignari». Tra poco più di un mese la prima verità giudiziaria.