Crisi Carife, rabbia e tensione all’assemblea dei risparmiatori

"I rimborsi? Un marasma assoluto". C’è attesa per gli esiti dell’inchiesta

Al centro il presidente Roberto Zapparoli (foto BusinessPress)

Al centro il presidente Roberto Zapparoli (foto BusinessPress)

Ferrara, 17 luglio 2016 – «Un marasma assoluto». È ancora questo lo scenario che si prospetta agli obbligazionisti di Carife, a due settimane dalla conversione in legge del decreto sui rimborsi. Il giudizio, schietto, è di Enrico Rossi, uno dei due legali (l’altro è Massimo Buja) che hanno tenuto ieri, assieme al presidente Roberto Zapparoli, l’assemblea dei risparmiatori al centro sociale Rivana Garden. Almeno trecento persone, in gran parte anziane, con lo sconcerto dipinto negli occhi: «La speranza non ce la leva nessuno – dice il pensionato Giampiero Folegatti entrando in sala –, ma i soldi ce li hanno tolti tutti...». Come riaverli, almeno in parte, districandosi nel marasma descritto dall’avvocato, e in un clima di sfiducia e tensione che alla fine dell’assemblea è sfociata anche in qualche battibecco? Bisogna attendere ancora, almeno sino al 22 luglio quando saranno a disposizione i moduli per chiedere il ristoro automatico: nelle condizioni base (reddito sotto i 35mila euro annui e patrimonio mobiliare inferiore a 100mila euro) rientrano molti fra i risparmiatori ferraresi, ma restano tante «zone grigie nel decreto – sottolinea Roberto Zapparoli –, perché è evidente che è stato impostato sulla situazione di Banca Etruria; l’inserimento di Carife nel ‘salvabanche’ grida vendetta, è stato un gravissimo errore metterci insieme a banche con caratteristiche completamente diverse, al punto che ora ogni provvedimento diventa di difficile interpretazione».

A rendere ancor più complesso il quadro, ci sono le inchieste giudiziarie a carico per ora degli ex amministratori, ma che non è escluso che possano estendersi anche agli organi di vigilanza: «Dovremo purtroppo aspettare ancora, per capire le evoluzioni dell’inchiesta – afferma Massimo Buja –, ma si delinea un panorama sconcertante, con reati numerosi e gravi, che tuttavia possono incidere in qualche modo positivamente per i risparmiatori. Di fronte a frodi finanziarie realmente accertate, gli investitori hanno tutto il diritto di essere risarciti». In sala si levano forti sospiri; è la sensazione che occorreranno tempi biblici, quando invece la maggioranza di azionisti e obbligazionisti è già provata dallo stillicidio degli ultimi tre anni, tra il commissariamento, la perdita di valore dei titoli ed infine l’azzeramento.

«Quando riavremo almeno qualcosa dei nostri soldi, e come?», chiede una pensionata stringendo con vigore il microfono. L’iter in teoria è semplice; per gli obbligazionisti che non dovranno affrontare gli arbitrati, ci sarà tempo sino al 3 gennaio 2017 per presentare domanda, a quel punto il Fondo Interbancario avrà sessanta giorni per verificare la documentazione che andrà acclusa all’istante, e liquidare il rimborso nella misura massima dell’80% del capitale azzerato. «Ma così si fa bella figura con poco – conclude l’avvocato Rossi –, le somme sono limitate però si potrà dire di aver sanato una grave ferita». Una ferita che tuttora sanguina, e che innesca la polemica tra gli stessi risparmiatori. È Sergio Finessi (aderente all’associazione dei Risparmiatori Azzerati) a scuotere la platea: «Non capisco perché a Ferrara siamo in 32mila in questa situazione, ma a protestare a Roma ci siamo ritrovati in cinquanta!». Veemente la reazione di un altro azionista, Gianfranco Mastella, che contesta, in questo caso rivolto agli Amici di Carife, di «essersi fatti sponsorizzare l’assemblea al Teatro Comunale dalle stesse lobby che hanno portato la banca al dissesto». I nervi sono scoperti e il rischio è che prima delle verità giudiziarie si arrivi allo scontro tra poveri, anzi tra azzerati.