Carife, la rabbia sale di tono: "Una legnata, siamo imbestialiti"

Patuelli (Abi) contesta l’Ue, Azione Carife attacca Bankitalia

Lo stendardo di Carife sul palazzo di corso Giovecca; a destra l’amministratore delegato Giovanni Capitanio

Lo stendardo di Carife sul palazzo di corso Giovecca; a destra l’amministratore delegato Giovanni Capitanio

Ferrara, 29 novembre 2015 - «UNA LEGNATA per le banche, siamo imbestialiti» con l’Europa. A parlare – ieri sul palco della Camera di Commercio di Brescia per un convegno sullo sviluppo del territorio – non è un piccolo risparmiatore di Carife, ma il presidente dell’Abi Antonio Patuelli. Che contesta il decreto ‘salva-banche’ imposto al governo ed a Bankitalia, dice, dalla Commissione Europea «che ha preferito l’intervento più costoso e tardivo, rispetto agli altri più anticipati e meno costosi». Il riferimento è all’intervento del Fondo Interbancario «che da luglio aveva predisposto delibere e atti conseguenti per questi salvataggi e con minori oneri. Ma i bisbigli della burocrazia Ue, e mai obiezioni giuridiche scritte su carta – prosegue Patuelli –, hanno rallentato questi procedimenti, senza mai presentare un diniego che sarebbe stato giuridicamente impugnabile».

SE PATUELLI contesta, a Ferrara sale la rabbia. Duro il documento di Azione Carife, che raduna soci e dipendenti: «E’ la fine ingloriosa di una banca che, dopo 177 anni di storia, è stata prima messa in ginocchio da una gestione del credito sconsiderata, e poi definitivamente annichilita da un’amministrazione commissariale che, pur criticata da tutti, è stata ritenuta proficua dalla Banca d’Italia, che ha addirittura attribuito a uno dei due commissari il ruolo di amministratore delegato». Le critiche piovono anche su Giovanni Capitanio: «Pur esprimendo fin d’ora pesanti perplessità sulla nomina – incalzano i piccoli azionisti –, finalizzata alla vendita e non più al rilancio della banca, valuteremo dai risultati la capacità di questo amministratore».

A SOSTEGNO di Capitanio, ma soprattutto del ‘salva-banche’, interviene Roberto Nicastro, neo presidente di Nuova Carife e delle altre tre ‘good bank’ (Banca Marche, Popolare Etruria, CariChieti): «Non c’era soluzione migliore, sono stati protetti un milione di depositanti e 200mila piccole e medie imprese – dice Nicastro –. Non era scontata l’apertura delle banche il lunedì mattina, così come pagare gli stipendi il 27». Che la situazione, per Carife almeno, non fosse così tragica lo sostiene l’associazione dei risparmiatori: «La banca disponeva di un patrimonio residuo di 11 milioni e 365mila euro, che ora è stato azzerato», incalza Azione Carife. Evidenziando come «la vicenda avrà una ripercussione più ampia del perimetro delle quattro banche salvate, è prevedibile che gli obbligazionisti in difficoltà, ad esempio per il mancato superamento dei parametri minimi di Bce, si comporteranno di conseguenza».

A FERRARA la situazione è pesantissima: da giorni tensioni nelle filiali, minacce e persino danni alle auto di dipendenti. «Molti di loro erano azionisti e possessori di obbligazioni subordinate – dichiara Azione Carife –, a testimonianza della buona fede». Di qui l’auspicio che «le autorità governative prendano coscienza dell’enorme danno economico, e trovino nuove modalità per recuperare il risparmio perduto. Consigliamo perciò di mantenere i rapporti con Carife poiché l’eventuale ristorno o ripristino, in assenza di rapporto, potrebbe essere pregiudicato». In conclusione, l’annuncio del ricorso legale: «Abbiamo dato mandato allo studio legale Usai Stiz di Padova – conclude Azione Carife –, affinché valuti i profili di legittimità, anche costituzionale, dei provvedimenti».